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Multilingual Scriptures Home » Italian Riveduta 1927 Bible » Job

Italian Riveduta 1927 Bible
Chapter # Verse # Verse Detail
11C’era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro e retto; temeva Iddio e fuggiva il male.
12Gli erano nati sette figliuoli e tre figliuole;
13possedeva settemila pecore, tremila cammelli, cinquecento paia di bovi, cinquecento asine e una servitù molto numerosa. E quest’uomo era il più grande di tutti gli Orientali.
14I suoi figliuoli solevano andare gli uni dagli altri e darsi un convito, ciascuno nel suo giorno: e mandavano a chiamare le loro tre sorelle perché venissero a mangiare e a bere con loro.
15E quando la serie dei giorni di convito era finita Giobbe li faceva venire per purificarli; si levava di buon mattino, e offriva un olocausto per ciascun d’essi, perché diceva: "Può darsi che i miei figliuoli abbian peccato ed abbiano rinnegato Iddio in cuor loro". E Giobbe faceva sempre così.
16Or accadde un giorno, che i figliuoli di Dio vennero a presentarsi davanti all’Eterno, e Satana venne anch’egli in mezzo a loro.
17E l’Eterno disse a Satana: "Donde vieni?" E Satana rispose all’Eterno: "Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa".
18E l’Eterno disse a Satana: "Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male".
19E Satana rispose all’Eterno: "E’ egli forse per nulla che Giobbe teme Iddio?
110Non l’hai tu circondato d’un riparo, lui, la sua casa, e tutto quel che possiede? Tu hai benedetto l’opera delle e mani, e il suo bestiame ricopre tutto il paese.
111Ma stendi un po’ la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia".
112E l’Eterno disse a Satana: "Ebbene! tutto quello che possiede e in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona". E Satana si ritirò dalla presenza dell’Eterno.
113Or accadde che un giorno, mentre suoi figliuoli e le sue figliuole mangiavano e bevevano del vino in casa del loro fratello maggiore, giunse a Giobbe un messaggero a dirgli:
114"I buoi stavano arando e le asine pascevano lì appresso,
115quand’ecco i Sabei son piombati loro addosso e li hanno portati via; hanno passato a fil di spada servitori, e io solo son potuto scampare per venire a dirtelo".
116Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: "Il fuoco di Dio e caduto dal cielo, ha colpito le pecore e i servitori, e li ha divorati; e io solo son potuto scampare per venire a dirtelo".
117Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: "I Caldei hanno formato tre bande, si son gettati sui cammelli e li han portati via; hanno passato a fil di spada i servitori, e io solo son potuto scampare per venire a dirtelo".
118Quello parlava ancora, quando ne giunse un altro a dire: "I tuoi figliuoli e le tue figliuole mangiavano e bevevano del vino in casa del loro fratello maggiore;
119ed ecco che un gran vento, venuto dall’altra parte del deserto, ha investito i quattro canti della casa, ch’è caduta sui giovani; ed essi sono morti; e io solo son potuto scampare per venire a dirtelo".
120Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò e disse:
121"Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra; l’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno".
122In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di mal fatto.
21Or accadde un giorno, che i figliuoli di Dio vennero a presentarsi davanti all’Eterno, e Satana venne anch’egli in mezzo a loro a presentarsi davanti all’Eterno.
22E l’Eterno disse a Satana: "Donde vieni?" E Satana rispose all’Eterno: "Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa". E l’Eterno disse a Satana:
23"Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità benché tu m’abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo".
24E Satana rispose all’Eterno: "Pelle per pelle! L’uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita;
25ma stendi un po’ la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia".
26E l’Eterno disse a Satana: "Ebbene esso è in tuo potere; soltanto, rispetta la sua vita".
27E Satana si ritirò dalla presenza dell’Eterno e colpì Giobbe d’un’ulcera maligna dalla pianta de’ piedi al sommo del capo; e Giobbe prese un coccio per grattarsi, e stava seduto nella cenere.
28E sua moglie gli disse: "Ancora stai saldo nella tua integrità?
29Ma lascia stare Iddio, e muori!"
210E Giobbe a lei: "Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d’accettare il male?" In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
211Or tre amici di Giobbe, Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Tsofar di Naama, avendo udito tutti questi mali che gli eran piombati addosso, partirono, ciascuno dal suo paese e si misero d’accordo per venire a condolersi con lui e a consolarlo.
212E, levati gli occhi da lontano, essi non lo riconobbero, e alzarono la voce e piansero; si stracciarono i mantelli e si cosparsero il capo di polvere gittandola verso il cielo.
213E rimasero seduti per terra, presso a lui, sette giorni e sette notti; e nessuno di loro gli disse verbo, perché vedevano che il suo dolore era molto grande.
31Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno della sua nascita.
32E prese a dire così:
33"Perisca il giorno ch’io nacqui e la notte che disse: "E’ concepito un maschio!"
34Quel giorno si converta in tenebre, non se ne curi Iddio dall’alto, né splenda sovr’esso raggio di luce!
35Se lo riprendano le tenebre e l’ombra di morte, resti sovr’esso una fitta nuvola, le eclissi lo riempian di paura!
36Quella notte diventi preda d’un buio cupo, non abbia la gioia di contar tra i giorni dell’anno, non entri nel novero de’ mesi!
37Quella notte sia notte sterile, e non vi s’oda grido di gioia.
38La maledicano quei che maledicono i giorni e sono esperti nell’evocare il drago.
39Si oscurino le stelle del suo crepuscolo, aspetti la luce e la luce non venga, e non miri le palpebre dell’alba,
310poiché non chiuse la porta del seno che mi portava, e non celò l’affanno agli occhi miei.
311Perché non morii nel seno di mia madre? Perché non spirai appena uscito dalle sue viscere?
312Perché trovai delle ginocchia per ricevermi e delle mammelle da poppare?
313Ora mi giacerei tranquillo, dormirei, ed avrei così riposo
314coi re e coi consiglieri della terra che si edificarono mausolei,
315coi principi che possedean dell’oro e che empiron d’argento le lor case;
316o, come l’aborto nascosto, non esisterei, sarei come i feti che non videro la luce.
317Là cessano gli empi di tormentare gli altri. Là riposano gli stanchi,
318là i prigioni han requie tutti insieme, senz’udir voce d’aguzzino.
319Piccoli e grandi sono là del pari, e lo schiavo è libero del suo padrone.
320Perché dar la luce all’infelice e la vita a chi ha l’anima nell’amarezza,
321i quali aspettano la morte che non viene, e la ricercano più che i tesori nascosti,
322e si rallegrerebbero fino a giubilarne, esulterebbero se trovassero una tomba?
323Perché dar vita a un uomo la cui via è oscura? e che Dio ha stretto in un cerchio?
324Io sospiro anche quando prendo il mio cibo, e i miei gemiti si spandono com’acqua.
325Non appena temo un male, ch’esso mi colpisce; e quel che pavento, mi piomba addosso.
326Non trovo posa, né requie, né pace, il tormento è continuo!"
41Allora Elifaz di Teman rispose disse:
42"Se provassimo a dirti una parola ti darebbe fastidio? Ma chi potrebbe trattener le parole?
43Ecco tu n’hai ammaestrati molti, hai fortificato le mani stanche;
44le tue parole hanno rialzato chi stava cadendo, hai raffermato le ginocchia vacillanti;
45e ora che il male piomba su te, tu ti lasci abbattere; ora ch’è giunto fino a te, sei tutto smarrito.
46La tua pietà non è forse la tua fiducia, e l’integrità della tua vita la speranza tua?
47Ricorda: quale innocente perì mai? e dove furono gli uomini retti mai distrutti?
48Io per me ho visto che coloro che arano iniquità e seminano tormenti, ne mietono i frutti.
49Al soffio di Dio essi periscono, dal vento del suo corruccio son consumati.
410Spenta è la voce del ruggente, sono spezzati i denti dei leoncelli.
411Perisce per mancanza di preda il forte leone, e restan dispersi i piccini della leonessa.
412Una parola m’è furtivamente giunta, e il mio orecchio ne ha còlto il lieve sussurro.
413Fra i pensieri delle visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali,
414uno spavento mi prese, un tremore che mi fece fremer tutte l’ossa.
415Uno spirito mi passò dinanzi, e i peli mi si rizzarono addosso.
416Si fermò, ma non riconobbi il suo sembiante; una figura mi stava davanti agli occhi e udii una voce sommessa che diceva:
417"Può il mortale esser giusto dinanzi a Dio? Può l’uomo esser puro dinanzi al suo Fattore?
418Ecco, Iddio non si fida de’ suoi propri servi, e trova difetti nei suoi angeli;
419quanto più in quelli che stanno in case d’argilla, che han per fondamento la polvere e son schiacciati al par delle tignuole!
420Tra la mattina e la sera sono infranti; periscono per sempre, senza che alcuno se ne accorga.
421La corda della lor tenda, ecco, è strappata, e muoion senza posseder la sapienza".
51Chiama pure! C’è forse chi ti risponda? E a qual dei santi vorrai tu rivolgerti?
52No, il cruccio non uccide che l’insensato e l’irritazione non fa morir che lo stolto.
53Io ho veduto l’insensato prender radice, ma ben tosto ho dovuto maledirne la dimora.
54I suoi figli van privi di soccorso, sono oppressi alla porta, e non c’è chi li difenda.
55L’affamato gli divora la raccolta, gliela rapisce perfino di tra le spine; e l’assetato gli trangugia i beni.
56Ché la sventura non spunta dalla terra né il dolore germina dal suolo;
57ma l’uomo nasce per soffrire, come la favilla per volare in alto.
58Io però vorrei cercar di Dio, e a Dio vorrei esporre la mia causa:
59a lui, che fa cose grandi, imperscrutabili, maraviglie senza numero;
510che spande la pioggia sopra la terra e manda le acque sui campi;
511che innalza quelli ch’erano abbassati e pone in salvo gli afflitti in luogo elevato;
512che sventa i disegni degli astuti sicché le loro mani non giungono ad eseguirli;
513che prende gli abili nella loro astuzia, sì che il consiglio degli scaltri va in rovina.
514Di giorno essi incorron nelle tenebre, in pien mezzodì brancolan come di notte;
515ma Iddio salva il meschino dalla spada della lor bocca, e il povero di man del potente.
516E così pel misero v’è speranza, mentre l’iniquità ha la bocca chiusa.
517Beato l’uomo che Dio castiga! E tu non isdegnar la correzione dell’Onnipotente;
518giacché egli fa la piaga, poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono.
519In sei distrette egli sarà il tuo liberatore e in sette il male non ti toccherà.
520In tempo di carestia ti scamperà dalla morte, in tempo di guerra dai colpi della spada.
521Sarai sottratto al flagello della lingua, non temerai quando verrà il disastro.
522In mezzo al disastro e alla fame riderai, non paventerai le belve della terra;
523perché avrai per alleate le pietre del suolo, e gli animali de’ campi saran teco in pace.
524Saprai sicura la tua tenda; e, visitando i tuoi pascoli, vedrai che non ti manca nulla.
525Saprai che la tua progenie moltiplica, che i tuoi rampolli crescono come l’erba de’ campi.
526Scenderai maturo nella tomba, come la bica di mannelle che si ripone a suo tempo.
527Ecco quel che abbiam trovato, riflettendo. Così è. Tu ascolta, e fanne tuo pro".
61Allora Giobbe rispose e disse:
62"Ah, se il mio travaglio si pesasse, se le mie calamità si mettessero tutte insieme sulla bilancia!
63Sarebbero trovati più pesanti che la sabbia del mare. Ecco perché le mie parole sono temerarie.
64Ché le saette dell’Onnipotente mi trafiggono, lo spirito mio ne sugge il veleno; i terrori di Dio si schierano in battaglia contro me.
65L’asino salvatico raglia forse quand’ha l’erba davanti? mugghia forse il bue davanti alla pastura?
66Si può egli mangiar ciò ch’è scipito e senza sale? c’è qualche gusto in un chiaro d’uovo?
67L’anima mia rifiuta di toccare una simil cosa, essa è per me come un cibo ripugnante.
68Oh, m’avvenisse pur quello che chiedo, e mi desse Iddio quello che spero!
69Volesse pure Iddio schiacciarmi, stender la mano e tagliare il filo de’ miei giorni!
610Sarebbe questo un conforto per me, esulterei nei dolori ch’egli non mi risparmia; giacché non ho rinnegato le parole del Santo.
611Che è mai la mia forza perch’io speri ancora? Che fine m’aspetta perch’io sia paziente?
612La mia forza è essa forza di pietra? e la mia carne, carne di rame?
613Non son io ridotto senza energia, e non m’è forse tolta ogni speranza di guarire?
614Pietà deve l’amico a colui che soccombe, quand’anche abbandoni il timor dell’Onnipotente.
615Ma i fratelli miei si son mostrati infidi come un torrente, come l’acqua di torrenti che passano.
616Il ghiaccio li rende torbidi, e la neve vi si scioglie;
617ma passato il tempo delle piene, svaniscono; quando sentono il caldo, scompariscono dal loro luogo.
618Le carovane che si dirigon là mutano strada, s’inoltran nel deserto, e vi periscono.
619Le carovane di Tema li cercavan collo sguardo, i viandanti di Sceba ci contavan su,
620ma furon delusi nella loro fiducia; giunti sul luogo, rimasero confusi.
621Tali siete divenuti voi per me: vedete uno che fa orrore, e vi prende la paura.
622V’ho forse detto: "Datemi qualcosa" o "co’ vostri beni fate un donativo a favor mio",
623o "liberatemi dalla stretta del nemico, o "scampatemi di man dei prepotenti"?
624Ammaestratemi, e mi starò in silenzio; fatemi capire in che cosa ho errato.
625Quanto sono efficaci le parole rette! Ma la vostra riprensione che vale?
626Volete dunque biasimar delle parole? Ma le parole d’un disperato se le porta il vento!
627Voi sareste capaci di trar la sorte sull’orfano, e di contrattare il vostro amico!
628Ma pure vi piaccia di rivolgervi a guardarmi, e vedete s’io vi menta in faccia.
629Mutate consiglio! Non vi sia in voi iniquità! Mutate consiglio, la mia giustizia sussiste.
630V’è qualche iniquità sulla mia lingua? Il mio palato non distingue più quel ch’è male?
71La vita dell’uomo sulla terra è una milizia; i giorni suoi son simili ai giorni d’un operaio.
72Come lo schiavo anela l’ombra e come l’operaio aspetta il suo salario,
73così a me toccan mesi di sciagura, e mi sono assegnate notti di dolore.
74Non appena mi corico, dico: "Quando mi leverò?" Ma la notte si prolunga, e mi sazio d’agitazioni infino all’alba.
75La mia carne è coperta di vermi e di croste terrose, la mia pelle si richiude, poi riprende a suppurare.
76I miei giorni sen vanno più veloci della spola, si consumano senza speranza.
77Ricordati, che la mia vita e un soffio! L’occhio mio non vedrà più il bene.
78Lo sguardo di chi ora mi vede non mi potrà più scorgere; gli occhi tuoi mi cercheranno, ma io non sarò più.
79La nuvola svanisce e si dilegua; così chi scende nel soggiorno de’ morti non ne risalirà;
710non tornerà più nella sua casa, e il luogo ove stava non lo riconoscerà più.
711Io, perciò, non terrò chiusa la bocca; nell’angoscia del mio spirito io parlerò, mi lamenterò nell’amarezza dell’anima mia.
712Son io forse il mare o un mostro marino che tu ponga intorno a me una guardia?
713Quando dico: "Il mio letto mi darà sollievo, il mio giaciglio allevierà la mia pena",
714tu mi sgomenti con sogni, e mi spaventi con visioni;
715sicché l’anima mia preferisce soffocare, preferisce a queste ossa la morte.
716Io mi vo struggendo; non vivrò sempre; deh, lasciami stare; i giorni miei non son che un soffio.
717Che cosa è l’uomo che tu ne faccia tanto caso, che tu ponga mente ad esso,
718e lo visiti ogni mattina e lo metta alla prova ad ogni istante?
719Quando cesserai di tener lo sguardo fisso su me? Quando mi darai tempo d’inghiottir la mia saliva?
720Se ho peccato, che ho fatto a te, o guardiano degli uomini? Perché hai fatto di me il tuo bersaglio? A tal punto che son divenuto un peso a me stesso?
721E perché non perdoni le mie trasgressioni e non cancelli la mia iniquità? Poiché presto giacerò nella polvere; e tu mi cercherai, ma io non sarò più".
81Allora Bildad di Suach rispose e disse:
82"Fino a quando terrai tu questi discorsi e saran le parole della tua bocca come un vento impetuoso?
83Iddio perverte egli il giudizio? L’Onnipotente perverte egli la giustizia?
84Se i tuoi figliuoli han peccato contro lui, egli li ha dati in balìa del loro misfatto;
85ma tu, se ricorri a Dio e implori grazia dall’Onnipotente,
86se proprio sei puro e integro, certo egli sorgerà in tuo favore, e restaurerà la dimora della tua giustizia.
87Così sarà stato piccolo il tuo principio, ma la tua fine sarà grande oltre modo.
88Interroga le passate generazioni, rifletti sull’esperienza de’ padri;
89giacché noi siam d’ieri e non sappiamo nulla; i nostri giorni sulla terra non son che un’ombra;
810ma quelli certo t’insegneranno, ti parleranno, e dal loro cuore trarranno discorsi.
811Può il papiro crescere ove non c’è limo? Il giunco viene egli su senz’acqua?
812Mentre son verdi ancora, e senza che li si tagli, prima di tutte l’erbe, seccano.
813Tale la sorte di tutti quei che dimenticano Dio, e la speranza dell’empio perirà.
814La sua baldanza è troncata, la sua fiducia e come una tela di ragno.
815Egli s’appoggia alla sua casa, ma essa non regge; vi s’aggrappa, ma quella non sta salda.
816Egli verdeggia al sole, e i suoi rami si protendono sul suo giardino;
817le sue radici s’intrecciano sul mucchio delle macerie, penetra fra le pietre della casa.
818Ma divelto che sia dal suo luogo, questo lo rinnega e gli dice: "Non ti ho mai veduto!"
819Ecco il gaudio che gli procura la sua condotta! E dalla polvere altri dopo lui germoglieranno.
820No, Iddio non rigetta l’uomo integro, ne porge aiuto a quelli che fanno il male.
821Egli renderà ancora il sorriso alla tua bocca, e sulle tue labbra metterà canti d’esultanza.
822Quelli che t’odiano saran coperti di vergogna, e la tenda degli empi sparirà".
91Allora Giobbe rispose e disse:
92"Sì, certo, io so ch’egli e così; e come sarebbe il mortale giusto davanti a Dio?
93Se all’uomo piacesse di piatir con Dio, non potrebbe rispondergli sovra un punto fra mille.
94Dio è savio di cuore, è grande in potenza; chi gli ha tenuto fronte e se n’è trovato bene?
95Egli trasporta le montagne senza che se ne avvedano, nel suo furore le sconvolge.
96Egli scuote la terra dalle sue basi, e le sue colonne tremano.
97Comanda al sole, ed esso non si leva; mette un sigillo sulle stelle.
98Da solo spiega i cieli, e cammina sulle più alte onde del mare.
99E’ il creatore dell’Orsa, d’Orione, delle Pleiadi, e delle misteriose regioni del cielo australe.
910Egli fa cose grandi e imperscrutabili, maraviglie senza numero.
911Ecco, ei mi passa vicino, ed io nol veggo; mi scivola daccanto e non me n’accorgo.
912Ecco afferra la preda, e chi si opporrà? Chi oserà dirgli: "Che fai?"
913Iddio non ritira la sua collera; sotto di lui si curvano i campioni della superbia.
914E io, come farei a rispondergli, a sceglier le mie parole per discuter con lui?
915Avessi anche ragione, non gli replicherei, ma chiederei mercé al mio giudice.
916S’io lo invocassi ed egli mi rispondesse, non però crederei che avesse dato ascolto alla mia voce;
917egli che mi piomba addosso dal seno della tempesta, che moltiplica senza motivo le mie piaghe,
918che non mi lascia riprender fiato, e mi sazia d’amarezza.
919Se si tratta di forza, ecco, egli è potente; se di diritto, ei dice: "Chi mi fisserà un giorno per comparire"?
920Fossi pur giusto, la mia bocca stessa mi condannerebbe; fossi pure integro, essa mi farebbe dichiarar perverso.
921Integro! Sì, lo sono! di me non mi preme, io disprezzo la vita!
922Per me è tutt’uno! perciò dico: "Egli distrugge ugualmente l’integro ed il malvagio.
923Se un flagello, a un tratto, semina la morte, egli ride dello sgomento degli innocenti.
924La terra è data in balìa dei malvagi; ei vela gli occhi ai giudici di essa; se non è lui, chi è dunque"?
925E i miei giorni se ne vanno più veloci d’un corriere; fuggono via senz’aver visto il bene;
926passan rapidi come navicelle di giunchi, come l’aquila che piomba sulla preda.
927Se dico: "Voglio dimenticare il mio lamento, deporre quest’aria triste e rasserenarmi",
928sono spaventato di tutti i miei dolori, so che non mi terrai per innocente.
929Io sarò condannato; perché dunque affaticarmi invano?
930Quand’anche mi lavassi con la neve e mi nettassi le mani col sapone,
931tu mi tufferesti nel fango d’una fossa, le mie vesti stesse m’avrebbero in orrore.
932Dio non è un uomo come me, perch’io gli risponda e che possiam comparire in giudizio assieme.
933Non c’è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!
934Ritiri Iddio d’addosso a me la sua verga; cessi dallo spaventarmi il suo terrore;
935allora io parlerò senza temerlo, giacché sento di non essere quel colpevole che sembro.
101L’anima mia prova disgusto della vita; vo’ dar libero corso al mio lamento, vo’ parlar nell’amarezza dell’anima mia!
102Io dirò a Dio: "Non mi condannare! Fammi sapere perché contendi meco!"
103Ti par egli ben fatto d’opprimere, di sprezzare l’opera delle tue mani e di favorire i disegni de’ malvagi?
104Hai tu occhi di carne? Vedi tu come vede l’uomo?
105I tuoi giorni son essi come i giorni del mortale, i tuoi anni son essi come gli anni degli umani,
106che tu investighi tanto la mia iniquità, che t’informi così del mio peccato,
107pur sapendo ch’io non son colpevole, e che non v’è chi mi liberi dalla tua mano?
108Le tue mani m’hanno formato m’hanno fatto tutto quanto… e tu mi distruggi!
109Deh, ricordati che m’hai plasmato come argilla… e tu mi fai ritornare in polvere!
1010Non m’hai tu colato come il latte e fatto rapprender come il cacio?
1011Tu m’hai rivestito di pelle e di carne, e m’hai intessuto d’ossa e di nervi.
1012Mi sei stato largo di vita e di grazia, la tua provvidenza ha vegliato sul mio spirito,
1013ed ecco quello che nascondevi in cuore! Sì, lo so, questo meditavi:
1014se avessi peccato, l’avresti ben tenuto a mente, e non m’avresti assolto dalla mia iniquità.
1015Se fossi stato malvagio, guai a me! Se giusto, non avrei osato alzar la fronte, sazio d’ignominia, spettatore della mia miseria.
1016Se l’avessi alzata, m’avresti dato la caccia come ad un leone e contro di me avresti rinnovato le tue maraviglie;
1017m’avresti messo a fronte nuovi testimoni, e avresti raddoppiato il tuo sdegno contro di me; legioni su legioni m’avrebbero assalito.
1018E allora, perché m’hai tratto dal seno di mia madre? Sarei spirato senza che occhio mi vedesse!
1019Sarei stato come se non fossi mai esistito, m’avrebbero portato dal seno materno alla tomba!
1020Non son forse pochi i giorni che mi restano? Cessi egli dunque, mi lasci stare, ond’io mi rassereni un poco,
1021prima ch’io me ne vada, per non più tornare, nella terra delle tenebre e dell’ombra di morte:
1022terra oscura come notte profonda, ove regnano l’ombra di morte ed il caos, il cui chiarore è come notte oscura".
111Allora Tsofar di Naama rispose e disse:
112"Cotesta abbondanza di parole rimarrà ella senza risposta? Basterà egli esser loquace per aver ragione?
113Varranno le tue ciance a far tacere la gente? Farai tu il beffardo, senza che alcuno ti confonda?
114Tu dici a Dio: "Quel che sostengo è giusto, e io sono puro nel tuo cospetto".
115Ma, oh se Iddio volesse parlare e aprir la bocca per risponderti
116e rivelarti i segreti della sua sapienza poiché infinita è la sua intelligenza vedresti allora come Iddio dimentichi parte della colpa tua.
117Puoi tu scandagliare le profondità di Dio? arrivare a conoscere appieno l’Onnipotente?
118Si tratta di cose più alte del cielo… e tu che faresti? di cose più profonde del soggiorno de’ morti… come le conosceresti?
119La lor misura è più lunga della terra, più larga del mare.
1110Se Dio passa, se incarcera, se chiama in giudizio, chi s’opporrà?
1111Poich’egli conosce gli uomini perversi, scopre senza sforzo l’iniquità.
1112Ma l’insensato diventerà savio, quando un puledro d’onàgro diventerà uomo.
1113Tu, però, se ben disponi il cuore, e protendi verso Dio le palme,
1114se allontani il male ch’è nelle tue mani, e non alberghi l’iniquità nelle tue tende,
1115allora alzerai la fronte senza macchia, sarai incrollabile, e non avrai paura di nulla;
1116dimenticherai i tuoi affanni; te ne ricorderai come d’acqua passata;
1117la tua vita sorgerà più fulgida del meriggio, l’oscurità sarà come la luce del mattino.
1118Sarai fiducioso perché avrai speranza; ti guarderai bene attorno e ti coricherai sicuro.
1119Ti metterai a giacere e niuno ti spaventerà; e molti cercheranno il tuo favore.
1120Ma gli occhi degli empi verranno meno; non vi sarà più rifugio per loro, e non avranno altra speranza che di esalar l’anima".
121Allora Giobbe rispose e disse:
122"Voi, certo, valete quanto un popolo, e con voi morrà la sapienza.
123Ma del senno ne ho anch’io al par di voi, non vi son punto inferiore; e cose come codeste chi non le sa?
124Io dunque dovrei essere il ludibrio degli amici! Io che invocavo Iddio, ed ei mi rispondeva; il ludibrio io, l’uomo giusto, integro!
125Lo sprezzo alla sventura è nel pensiero di chi vive contento; esso è sempre pronto per coloro a cui vacilla il piede.
126Sono invece tranquille le tende de’ ladroni e chi provoca Iddio, chi si fa un dio della propria forza, se ne sta al sicuro.
127Ma interroga un po’ gli animali, e te lo insegneranno; gli uccelli del cielo, e te lo mostreranno;
128o parla alla terra ed essa te lo insegnerà, e i pesci del mare te lo racconteranno.
129Chi non sa, fra tutte queste creature, che la mano dell’Eterno ha fatto ogni cosa,
1210ch’egli tiene in mano l’anima di tutto quel che vive, e lo spirito di ogni essere umano?
1211L’orecchio non discerne esso le parole, come il palato assaggia le vivande?
1212Nei vecchi si trova la sapienza e lunghezza di giorni da intelligenza.
1213Ma in Dio stanno la saviezza e la potenza, a lui appartengono il consiglio e l’intelligenza.
1214Ecco, egli abbatte, e niuno può ricostruire; Chiude un uomo in prigione, e non v’è chi gli apra.
1215Ecco, egli trattiene le acque, e tutto inaridisce; le lascia andare, ed esse sconvolgono la terra.
1216Egli possiede la forza e l’abilità; da lui dipendono chi erra e chi fa errare.
1217Egli manda scalzi i consiglieri, colpisce di demenza i giudici.
1218Scioglie i legami dell’autorità dei re e cinge i loro fianchi di catene.
1219Manda scalzi i sacerdoti, e rovescia i potenti.
1220Priva della parola i più eloquenti, e toglie il discernimento ai vecchi.
1221Sparge lo sprezzo sui nobili, e rallenta la cintura ai forti.
1222Rivela le cose recondite, facendole uscir dalle tenebre, e trae alla luce ciò ch’è avvolto in ombra di morte.
1223Aggrandisce i popoli e li annienta, amplia le nazioni e le riconduce nei loro confini;
1224Toglie il senno ai capi della terra, e li fa errare in solitudini senza sentiero.
1225Van brancolando nelle tenebre, senza alcuna luce, e li fa barcollare come ubriachi.
131Ecco, l’occhio mio tutto questo l’ha veduto; l’orecchio mio l’ha udito e l’ha inteso.
132Quel che sapete voi lo so pur io, non vi sono punto inferiore.
133Ma io vorrei parlare con l’Onnipotente, avrei caro di ragionar con Dio;
134giacché voi siete de’ fabbri di menzogne, siete tutti quanti de’ medici da nulla.
135Oh se serbaste il silenzio! esso vi conterebbe come sapienza.
136Ascoltate, vi prego, quel che ho da rimproverarvi; state attenti alle ragioni delle mie labbra!
137Volete dunque difendere Iddio parlando iniquamente? sostener la sua causa con parole di frode?
138Volete aver riguardo alla sua persona? e costituirvi gli avvocati di Dio?
139Sarà egli un bene per voi quando vi scruterà a fondo? credete ingannarlo come s’inganna un uomo?
1310Certo egli vi riprenderà severamente se nel vostro segreto avete dei riguardi personali.
1311La maestà sua non vi farà sgomenti? Il suo terrore non piomberà su di voi?
1312I vostri detti memorandi son massime di cenere; i vostri baluardi son baluardi d’argilla.
1313Tacete! lasciatemi stare! voglio parlare io, e m’avvenga quello che può!
1314Perché prenderei la mia carne coi denti? Metterò piuttosto la mia vita nelle mie mani.
1315Ecco, egli m’ucciderà; non spero più nulla; ma io difenderò in faccia a lui la mia condotta!
1316Anche questo servirà alla mia salvezza; poiché un empio non ardirebbe presentarsi a lui.
1317Ascoltate attentamente il mio discorso, porgete orecchio a quanto sto per dichiararvi.
1318Ecco, io ho disposto ogni cosa per la causa; so che sarò riconosciuto giusto.
1319V’è qualcuno che voglia farmi opposizione? Se v’è io mi taccio e vo’ morire.
1320Ma, o Dio, concedimi solo due cose, e non mi nasconderò dal tuo cospetto:
1321ritirami d’addosso la tua mano, e fa’ che i tuoi terrori non mi spaventin più.
1322Poi interpellami, ed io risponderò; o parlerò io, e tu replicherai.
1323Quante sono le mie iniquità, quanti i miei peccati? Fammi conoscere la mia trasgressione, il mio peccato!
1324Perché nascondi il tuo volto, e mi tieni in conto di nemico?
1325Vuoi tu atterrire una foglia portata via dal vento? Vuoi tu perseguitare una pagliuzza inaridita?
1326tu che mi condanni a pene così amare, e mi fai espiare i falli della mia giovinezza,
1327tu che metti i miei piedi nei ceppi, che spii tutti i miei movimenti, e tracci una linea intorno alla pianta de’ miei piedi?
1328Intanto questo mio corpo si disfa come legno tarlato, come un abito roso dalle tignuole.
141L’uomo, nato di donna, vive pochi giorni, e sazio d’affanni.
142Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un’ombra, e non dura.
143E sopra un essere così, tu tieni gli occhi aperti! e mi fai comparir teco in giudizio!
144Chi può trarre una cosa pura da una impura? Nessuno.
145Giacché i suoi giorni son fissati, e il numero de’ suoi mesi dipende da te, e tu gli hai posto un termine ch’egli non può varcare,
146storna da lui lo sguardo, sì ch’egli abbia un po’ di requie, e possa godere come un operaio la fine della sua giornata.
147Per l’albero, almeno c’è speranza; se è tagliato, rigermoglia e continua a metter rampolli.
148Quando la sua radice è invecchiata sotto terra, e il suo tronco muore nel suolo,
149a sentir l’acqua, rinverdisce e mette rami come una pianta nuova.
1410Ma l’uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira e… dov’è egli?
1411Le acque del lago se ne vanno, il fiume vien meno e si prosciuga;
1412così l’uomo giace, e non risorge più; finché non vi sian più cieli, ei non si risveglierà né sarà più destato dal suo sonno.
1413Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno de’ morti, tenermi occulto finché l’ira tua sia passata, fissarmi un termine, e poi ricordarti di me!…
1414Se l’uomo, dopo morto, potesse ritornare in vita, aspetterei tutti i giorni della mia fazione, finché giungesse l’ora del mio cambio;
1415tu mi chiameresti e io risponderei, tu brameresti rivedere l’opera delle tue mani.
1416Ma ora tu conti i miei passi, tu osservi i miei peccati;
1417le mie trasgressioni sono sigillate in un sacco, e alle mie iniquità, altre ne aggiungi.
1418La montagna frana e scompare, la rupe e divelta dal suo luogo,
1419le acque rodono la pietra, le loro inondazioni trascinan via la terra: così tu distruggi la speranza dell’uomo.
1420Tu lo sopraffai una volta per sempre, ed egli se ne va; gli muti il sembiante, e lo mandi via.
1421Se i suoi figliuoli salgono in onore, egli lo ignora; se vengono in dispregio, ei non lo vede;
1422questo solo sente: che il suo corpo soffre, che l’anima sua è in lutto".
151Allora Elifaz di Teman rispose e disse:
152"Il savio risponde egli con vana scienza? si gonfia egli il petto di vento?
153Si difende egli con ciarle inutili e con parole che non giovan nulla?
154Tu, poi, distruggi il timor di Dio, menomi il rispetto religioso che gli è dovuto.
155La tua iniquità ti detta le parole, e adoperi il linguaggio degli astuti.
156Non io, la tua bocca stessa ti condanna; le tue labbra stesse depongono contro a te.
157Sei tu il primo uomo che nacque? Fosti tu formato prima de’ monti?
158Hai tu sentito quel che s’è detto nel Consiglio di Dio? Hai tu fatto incetta della sapienza per te solo?
159Che sai tu che noi non sappiamo? Che conoscenza hai tu che non sia pur nostra?
1510Ci son fra noi degli uomini canuti ed anche de’ vecchi più attempati di tuo padre.
1511Fai tu sì poco caso delle consolazioni di Dio e delle dolci parole che t’abbiam rivolte?
1512Dove ti trascina il cuore, e che voglion dire codeste torve occhiate?
1513Come! tu volgi la tua collera contro Dio, e ti lasci uscir di bocca tali parole?
1514Che è mai l’uomo per esser puro, il nato di donna per esser giusto?
1515Ecco, Iddio non si fida nemmeno de’ suoi santi, i cieli non son puri agli occhi suoi;
1516quanto meno quest’essere abominevole e corrotto, l’uomo, che tracanna l’iniquità come l’acqua!
1517Io voglio ammaestrarti; porgimi ascolto, e ti racconterò quello che ho visto,
1518quello che i Savi hanno riferito senza nulla celare di quel che sapean dai padri,
1519ai quali soli è stato dato il paese; e in mezzo ai quali non è passato lo straniero.
1520L’empio è tormentato tutti i suoi giorni, e pochi son gli anni riservati al prepotente.
1521Sempre ha negli orecchi rumori spaventosi, e in piena pace gli piomba addosso il distruttore.
1522Non ha speranza d’uscir dalle tenebre, e si sente destinato alla spada.
1523Va errando in cerca di pane; dove trovarne? ei sa che a lui dappresso è pronto il giorno tenebroso.
1524La distretta e l’angoscia lo riempion di paura, l’assalgono a guisa di re pronto alla pugna,
1525perché ha steso la mano contro Dio, ha sfidato l’Onnipotente,
1526gli s’è slanciato audacemente contro, sotto il folto de’ suoi scudi convessi.
1527Avea la faccia coperta di grasso, i fianchi carichi di pinguedine;
1528s’era stabilito in città distrutte, in case disabitate, destinate a diventar mucchi di sassi.
1529Ei non s’arricchirà, la sua fortuna non sarà stabile; né le sue possessioni si stenderanno sulla terra.
1530Non potrà liberarsi dalle tenebre, il vento infocato farà seccare i suoi rampolli, e sarà portato via dal soffio della bocca di Dio.
1531Non confidi nella vanità; è un’illusione; poiché avrà la vanità per ricompensa.
1532La sua fine verrà prima del tempo, e i suoi rami non rinverdiranno più.
1533Sarà come vigna da cui si strappi l’uva ancor acerba, come l’ulivo da cui si scuota il fiore;
1534poiché sterile è la famiglia del profano, e il fuoco divora le tende ov’entrano presenti.
1535L’empio concepisce malizia, e partorisce rovina; ei si prepara in seno il disinganno".
161Allora Giobbe rispose e disse:
162"Di cose come codeste, ne ho udite tante! Siete tutti dei consolatori molesti!
163Non ci sarà egli una fine alle parole vane? Che cosa ti provoca a rispondere?
164Anch’io potrei parlare come voi, se voi foste al posto mio; potrei mettere assieme delle parole contro a voi e su di voi scrollare il capo;
165potrei farvi coraggio con la bocca; e il conforto delle mie labbra vi calmerebbe.
166Se parlo, il mio dolore non ne sarà lenito; e se cesso di parlare, che sollievo ne avrò?
167Ora, purtroppo, Dio m’ha ridotto senza forze, ha desolato tutta la mia casa;
168m’ha coperto di grinze e questo testimonia contro a me, la mia magrezza si leva ad accusarmi in faccia.
169La sua ira mi lacera, mi perseguita, digrigna i denti contro di me. Il mio nemico aguzza gli occhi su di me.
1610Apron larga contro a me la bocca, mi percuoton per obbrobrio le guance, si metton tutt’insieme a darmi addosso.
1611Iddio mi dà in balìa degli empi, mi getta in mano dei malvagi.
1612Vivevo in pace, ed egli m’ha scosso con violenza, m’ha preso per la nuca, m’ha frantumato, m’ha posto per suo bersaglio.
1613I suoi arcieri mi circondano, egli mi trafigge i reni senza pietà, sparge a terra il mio fiele.
1614Apre sopra di me breccia su breccia, mi corre addosso come un guerriero.
1615Mi son cucito un cilicio sulla pelle, ho prostrato la mia fronte nella polvere.
1616Il mio viso è rosso di pianto, e sulle mie palpebre si stende l’ombra di morte.
1617Eppure, le mie mani non commisero mai violenza, e la mia preghiera fu sempre pura.
1618O terra, non coprire il mio sangue, e non vi sia luogo ove si fermi il mio grido!
1619Già fin d’ora, ecco, il mio Testimonio è in cielo, il mio Garante è nei luoghi altissimi.
1620Gli amici mi deridono, ma a Dio si volgon piangenti gli occhi miei;
1621sostenga egli le ragioni dell’uomo presso Dio, le ragioni del figliuol d’uomo contro i suoi compagni!
1622Poiché, pochi anni ancora, e me ne andrò per una via senza ritorno.
171Il mio soffio vitale si spenge, i miei giorni si estinguono, il sepolcro m’aspetta!
172Sono attorniato di schernitori e non posso chiuder occhio per via delle lor parole amare.
173O Dio, da’ un pegno, sii tu il mio mallevadore presso di te; se no, chi metterà la sua nella mia mano?
174Poiché tu hai chiuso il cuor di costoro alla ragione, e però non li farai trionfare.
175Chi denunzia un amico sì che diventi preda altrui, vedrà venir meno gli occhi de’ suoi figli.
176Egli m’ha reso la favola dei popoli, e son divenuto un essere a cui si sputa in faccia.
177L’occhio mio si oscura pel dolore, tutte le mie membra non son più che un’ombra.
178Gli uomini retti ne son colpiti di stupore, e l’innocente insorge contro l’empio;
179ma il giusto si attiene saldo alla sua via, e chi ha le mani pure viepiù si fortifica.
1710Quanto a voi tutti, tornate pure, fatevi avanti, ma fra voi non troverò alcun savio.
1711I miei giorni passano, i miei disegni, i disegni cari al mio cuore, sono distrutti,
1712e costoro pretendon che la notte sia giorno, che la luce sia vicina, quando tutto è buio!
1713Se aspetto come casa mia il soggiorno de’ morti, se già mi son fatto il letto nelle tenebre,
1714se ormai dico al sepolcro "tu sei mio padre" e ai vermi: "siete mia madre e mia sorella",
1715dov’è dunque la mia speranza? questa speranza mia chi la può scorgere?
1716Essa scenderà alle porte del soggiorno de’ morti, quando nella polvere troverem riposo assieme".
181Allora Bildad di Suach rispose e disse:
182"Quando porrete fine alle parole? Fate senno, e poi parleremo.
183Perché siamo considerati come bruti e perché siamo agli occhi vostri degli esseri impuri?
184O tu, che nel tuo cruccio laceri te stesso, dovrà la terra, per cagion tua, essere abbandonata e la roccia esser rimossa dal suo luogo?
185Sì, la luce dell’empio si spegne, e la fiamma del suo fuoco non brilla.
186La luce si oscura nella sua tenda, e la lampada che gli sta sopra si spegne.
187I passi che facea nella sua forza si raccorciano, e i suoi propri disegni lo menano a ruina.
188Poiché i suoi piedi lo traggon nel tranello, e va camminando sulle reti.
189Il laccio l’afferra pel tallone, e la trappola lo ghermisce.
1810Sta nascosta in terra per lui un’insidia, e sul sentiero lo aspetta un agguato.
1811Paure lo atterriscono d’ogn’intorno, lo inseguono, gli stanno alle calcagna.
1812La sua forza vien meno dalla fame, la calamità gli sta pronta al fianco.
1813Gli divora a pezzo a pezzo la pelle, gli divora le membra il primogenito della morte.
1814Egli è strappato dalla sua tenda che credea sicura, e fatto scendere verso il re degli spaventi.
1815Nella sua tenda dimora chi non è de’ suoi, e la sua casa è cosparsa di zolfo.
1816In basso s’inaridiscono le sue radici, in alto son tagliati i suoi rami.
1817La sua memoria scompare dal paese, più non s’ode il suo nome per le campagne.
1818E’ cacciato dalla luce nelle tenebre, ed è bandito dal mondo.
1819Non lascia tra il suo popolo né figli, né nipoti, nessun superstite dov’egli soggiornava.
1820Quei d’occidente son stupiti della sua sorte, e quei d’oriente ne son presi d’orrore.
1821Certo son tali le dimore dei perversi e tale è il luogo di chi non conosce Iddio".
191Allora Giobbe rispose e disse:
192"Fino a quando affliggerete l’anima mia e mi tormenterete coi vostri discorsi?
193Son già dieci volte che m’insultate, e non vi vergognate di malmenarmi.
194Dato pure ch’io abbia errato, il mio errore concerne me solo.
195Ma se proprio volete insuperbire contro di me e rimproverarmi la vergogna in cui mi trovo,
196allora sappiatelo: chi m’ha fatto torto e m’ha avvolto nelle sue reti è Dio.
197Ecco, io grido: "Violenza!" e nessuno risponde; imploro aiuto, ma non c’è giustizia!
198Dio m’ha sbarrato la via e non posso passare, ha coperto di tenebre il mio cammino.
199M’ha spogliato della mia gloria, m’ha tolto dal capo la corona.
1910M’ha demolito a brano a brano, e io me ne vo! ha sradicata come un albero la mia speranza.
1911Ha acceso l’ira sua contro di me, e m’ha considerato come suo nemico.
1912Le sue schiere son venute tutte insieme, si sono spianata la via fino a me, han posto il campo intorno alla mia tenda.
1913Egli ha allontanato da me i miei fratelli, i miei conoscenti si son del tutto alienati da me.
1914M’hanno abbandonato i miei parenti, gl’intimi miei m’hanno dimenticato.
1915I miei domestici e le mie serve mi trattan da straniero; agli occhi loro io sono un estraneo.
1916Chiamo il mio servo, e non risponde, devo supplicarlo con la mia bocca.
1917Il mio fiato ripugna alla mia moglie, faccio pietà a chi nacque dal seno di mia madre.
1918Perfino i bimbi mi sprezzano; se cerco d’alzarmi mi scherniscono.
1919Tutti gli amici più stretti m’hanno in orrore, e quelli che amavo mi si son vòlti contro.
1920Le mie ossa stanno attaccate alla mia pelle, alla mia carne, non m’è rimasto che la pelle de’ denti.
1921Pietà, pietà di me, voi, miei amici! ché la man di Dio m’ha colpito.
1922Perché perseguitarmi come fa Dio? Perché non siete mai sazi della mia carne?
1923Oh se le mie parole fossero scritte! se fossero consegnate in un libro!
1924se con lo scalpello di ferro e col piombo fossero incise nella roccia per sempre!…
1925Ma io so che il mio Vindice vive, e che alla fine si leverà sulla polvere.
1926E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Iddio.
1927Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno gli occhi miei, non quelli d’un altro… il cuore, dalla brama, mi si strugge in seno!
1928Se voi dite: Come lo perseguiteremo, come troveremo in lui la causa prima dei suoi mali?
1929Temete per voi stessi la spada, ché furiosi sono i castighi della spada affinché sappiate che v’è una giustizia".
201Allora Tsofar di Naama rispose e disse:
202"Quel che tu dici mi spinge a risponderti e ne suscita in me il fervido impulso.
203Ho udito rimproveri che mi fanno oltraggio; ma lo spirito mio mi darà una risposta assennata.
204Non lo sai tu che in ogni tempo, da che l’uomo è stato posto sulla terra,
205il trionfo de’ malvagi è breve, e la gioia degli empi non dura che un istante?
206Quando la sua altezza giungesse fino al cielo ed il suo capo toccasse le nubi,
207l’empio perirà per sempre come lo sterco suo; quelli che lo vedevano diranno: "Dov’è?"
208Se ne volerà via come un sogno, e non si troverà più; dileguerà come una visione notturna.
209L’occhio che lo guardava, cesserà di vederlo, e la sua dimora più non lo scorgerà.
2010I suoi figli si raccomanderanno ai poveri, e le sue mani restituiranno la sua ricchezza.
2011Il vigor giovanile che gli riempiva l’ossa giacerà nella polvere con lui.
2012Il male è dolce alla sua bocca, se lo nasconde sotto la lingua,
2013lo risparmia, non lo lascia andar giù, lo trattiene sotto al suo palato:
2014ma il cibo gli si trasforma nelle viscere, e gli diventa in corpo veleno d’aspide.
2015Ha trangugiato ricchezze e le vomiterà; Iddio stesso gliele ricaccerà dal ventre.
2016Ha succhiato veleno d’aspide, la lingua della vipera l’ucciderà.
2017Non godrà più la vista d’acque perenni, né di rivi fluenti di miele e di latte.
2018Renderà il frutto delle sue fatiche, senza poterlo ingoiare. Pari alla sua ricchezza sarà la restituzione che ne dovrà fare, e così non godrà dei suoi beni.
2019Perché ha oppresso e abbandonato il povero, s’è impadronito di case che non avea costruite;
2020perché la sua ingordigia non conobbe requie, egli non salverà nulla di ciò che ha tanto bramato.
2021La sua voracità non risparmiava nulla, perciò il suo benessere non durerà.
2022Nel colmo dell’abbondanza, si troverà in penuria; la mano di chiunque ebbe a soffrir tormenti si leverà contro lui.
2023Quando starà per riempirsi il ventre, ecco Iddio manderà contro a lui l’ardor della sua ira; gliela farà piovere addosso per servirgli di cibo.
2024Se scampa alle armi di ferro, lo trafigge l’arco di rame.
2025Si strappa il dardo, esso gli esce dal corpo, la punta sfolgorante gli vien fuori dal fiele, lo assalgono i terrori della morte.
2026Buio profondo è riservato a’ suoi tesori; lo consumerà un fuoco non attizzato dall’uomo, che divorerà quel che resta nella sua tenda.
2027Il cielo rivelerà la sua iniquità, e la terra insorgerà contro di lui.
2028Le rendite della sua casa se n’andranno, portate via nel giorno dell’ira di Dio.
2029Tale la parte che Dio riserba all’empio, tale il retaggio che Dio gli destina".
211Allora Giobbe rispose e disse:
212"Porgete bene ascolto alle mie parole, e sia questa la consolazione che mi date.
213Sopportatemi, lasciate ch’io parli, e quando avrò parlato tu mi potrai deridere.
214Mi lagno io forse d’un uomo? E come farei a non perder la pazienza?
215Guardatemi, stupite, e mettetevi la mano sulla bocca.
216Quando ci penso, ne sono smarrito, e la mia carne e presa da raccapriccio.
217Perché mai vivono gli empi? Perché arrivano alla vecchiaia ed anche crescon di forze?
218La loro progenie prospera, sotto ai loro sguardi, intorno ad essi, e i lor rampolli fioriscon sotto gli occhi loro.
219La loro casa è in pace, al sicuro da spaventi, e la verga di Dio non li colpisce.
2110Il loro toro monta e non falla, la loro vacca figlia senz’abortire.
2111Mandan fuori come un gregge i loro piccini, e i loro figliuoli saltano e ballano.
2112Cantano a suon di timpano e di cetra, e si rallegrano al suon della zampogna.
2113Passano felici i loro giorni, poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti.
2114Eppure, diceano a Dio: "Ritirati da noi! Noi non ci curiamo di conoscer le tue vie!
2115Che è l’Onnipotente perché lo serviamo? che guadagneremo a pregarlo?"
2116Ecco, non hanno essi in mano la loro felicita? (lungi da me il consiglio degli empi!)
2117Quando avvien mai che la lucerna degli empi si spenga, che piombi loro addosso la ruina, e che Dio, nella sua ira, li retribuisca di pene?
2118Quando son essi mai come paglia al vento, come pula portata via dall’uragano?
2119"Iddio", mi dite, "serba castigo pei figli dell’empio". Ma punisca lui stesso! che lo senta lui,
2120che vegga con gli occhi propri la sua ruina, e beva egli stesso l’ira dell’Onnipotente!
2121E che importa all’empio della sua famiglia dopo di lui, quando il numero dei suoi mesi e ormai compiuto?
2122S’insegnerà forse a Dio la scienza? a lui che giudica quelli di lassù?
2123L’uno muore in mezzo al suo benessere, quand’è pienamente tranquillo e felice,
2124ha i secchi pieni di latte, e fresco il midollo dell’ossa.
2125L’altro muore con l’amarezza nell’anima, senz’aver mai gustato il bene.
2126Ambedue giacciono ugualmente nella polvere, e i vermi li ricoprono.
2127Ah! li conosco i vostri pensieri, e i piani che formate per abbattermi!
2128Voi dite: "E dov’è la casa del prepotente? dov’è la tenda che albergava gli empi?"
2129Non avete dunque interrogato quelli che hanno viaggiato? Voi non vorrete negare quello che attestano;
2130che, cioè, il malvagio è risparmiato nel dì della ruina, che nel giorno dell’ira egli sfugge.
2131Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta? Chi gli rende quel che ha fatto?
2132Egli è portato alla sepoltura con onore, e veglia egli stesso sulla sua tomba.
2133Lievi sono a lui le zolle della valle; dopo, tutta la gente segue le sue orme; e, anche prima, una folla immensa fu come lui.
2134Perché dunque m’offrite consolazioni vane? Delle vostre risposte altro non resta che falsità".
221Allora Elifaz di Teman rispose e disse:
222"Può l’uomo recar qualche vantaggio a Dio? No; il savio non reca vantaggio che a sé stesso.
223Se sei giusto, ne vien forse qualche diletto all’Onnipotente? Se sei integro nella tua condotta, ne ritrae egli un guadagno?
224E’ forse per la paura che ha di te ch’egli ti castiga o vien teco in giudizio?
225La tua malvagità non è essa grande e le tue iniquità non sono esse infinite?
226Tu, per un nulla, prendevi pegno da’ tuoi fratelli, spogliavi delle lor vesti i mezzo ignudi.
227Allo stanco non davi a bere dell’acqua, all’affamato rifiutavi del pane.
228La terra apparteneva al più forte, e l’uomo influente vi piantava la sua dimora.
229Rimandavi a vuoto le vedove, e le braccia degli orfani eran spezzate.
2210Ecco perché sei circondato di lacci, e spaventato da sùbiti terrori.
2211O non vedi le tenebre che t’avvolgono e la piena d’acque che ti sommerge?
2212Iddio non è egli lassù ne’ cieli? Guarda lassù le stelle eccelse, come stanno in alto!
2213E tu dici: "Iddio che sa? Può egli giudicare attraverso il buio?
2214Fitte nubi lo coprono e nulla vede; egli passeggia sulla vòlta de’ cieli".
2215Vuoi tu dunque seguir l’antica via per cui camminarono gli uomini iniqui,
2216che furon portati via prima del tempo, e il cui fondamento fu come un torrente che scorre?
2217Essi dicevano a Dio: "Ritirati da noi!" e chiedevano che mai potesse far per loro l’Onnipotente.
2218Eppure Iddio avea riempito le loro case di beni! Ah lungi da me il consiglio degli empi!
2219I giusti, vedendo la loro ruina, ne gioiscono e l’innocente si fa beffe di loro:
2220"Vedete se non son distrutti gli avversari nostri! la loro abbondanza l’ha divorata il fuoco!"
2221Riconciliati dunque con Dio; avrai pace, e ti sarà resa la prosperità.
2222Ricevi istruzioni dalla sua bocca, e riponi le sue parole nel tuo cuore.
2223Se torni all’Onnipotente, se allontani l’iniquità dalle tue tende, sarai ristabilito.
2224Getta l’oro nella polvere e l’oro d’Ophir tra i ciottoli del fiume
2225e l’Onnipotente sarà il tuo oro, egli ti sarà come l’argento acquistato con fatica.
2226Allora farai dell’Onnipotente la tua delizia, e alzerai la faccia verso Dio.
2227Lo pregherai, egli t’esaudirà, e tu scioglierai i voti che avrai fatto.
2228Quello che imprenderai, ti riuscirà; sul tuo cammino risplenderà la luce.
2229Se ti abbassano, tu dirai: "In alto!" e Dio soccorrerà chi ha gli occhi a terra;
2230libererà anche chi non è innocente, ei sarà salvo per la purità delle tue mani".
231Allora Giobbe rispose e disse:
232"Anche oggi il mio lamento è una rivolta, per quanto io cerchi di comprimere il mio gemito.
233Oh sapessi dove trovarlo! potessi arrivare fino al suo trono!
234Esporrei la mia causa dinanzi a lui, riempirei d’argomenti la mia bocca.
235Saprei quel che mi risponderebbe, e capirei quello che avrebbe da dirmi.
236Contenderebbe egli meco con la sua gran potenza? No! invece, mi presterebbe attenzione.
237Là sarebbe un uomo retto a discutere con lui, e sarei dal mio giudice assolto per sempre.
238Ma, ecco, se vo ad oriente, egli non c’è; se ad occidente, non lo trovo;
239se a settentrione, quando vi opera, io non lo veggo; si nasconde egli nel mezzodì, io non lo scorgo.
2310Ma la via ch’io batto ei la sa; se mi mettesse alla prova, ne uscirei come l’oro.
2311Il mio piede ha seguito fedelmente le sue orme, mi son tenuto sulla sua via senza deviare;
2312non mi sono scostato dai comandamenti delle sue labbra, ho riposto nel mio seno le parole della sua bocca.
2313Ma la sua decisione e una; chi lo farà mutare? Quello ch’ei desidera, lo fa;
2314egli eseguirà quel che di me ha decretato; e di cose come queste ne ha molte in mente.
2315Perciò nel suo cospetto io sono atterrito; quando ci penso, ho paura di lui.
2316Iddio m’ha tolto il coraggio, l’Onnipotente mi ha spaventato.
2317Questo mi annienta: non le tenebre, non la fitta oscurità che mi ricopre.
241Perché non sono dall’Onnipotente fissati dei tempi in cui renda la giustizia? Perché quelli che lo conoscono non veggono quei giorni?
242Gli empi spostano i termini, rapiscono greggi e li menano a pascere;
243portano via l’asino dell’orfano, prendono in pegno il bove della vedova;
244mandano via dalla strada i bisognosi, i poveri del paese si nascondo tutti insieme.
245Eccoli, che come onàgri del deserto escono al lor lavoro in cerca di cibo; solo il deserto dà pane a’ lor figliuoli.
246Raccolgono nei campi la loro pastura, raspollano nella vigna dell’empio;
247passan la notte ignudi, senza vestito, senza una coperta che li ripari dal freddo.
248Bagnati dagli acquazzoni di montagna, per mancanza di rifugio, si stringono alle rocce.
249Ce n’è di quelli che strappano dalla mammella l’orfano, che prendono pegni da poveri!
2410E questi se ne vanno, ignudi, senza vestiti; hanno fame, e portano i covoni.
2411Fanno l’olio nel recinto dell’empio; calcan l’uva nel tino e patiscon la sete.
2412Sale dalle città il gemito de’ morenti; l’anima de’ feriti implora aiuto, e Dio non si cura di codeste infamie!
2413Ve ne son di quelli che si ribellano alla luce, non ne conoscono le vie, non ne battono i sentieri.
2414L’assassino si leva sul far del giorno, e ammazza il meschino e il povero; la notte fa il ladro.
2415L’occhio dell’adultero spia il crepuscolo, dicendo: "Nessuno mi vedrà!" e si copre d’un velo la faccia.
2416I ladri, di notte, sfondano le case; di giorno, si tengono rinchiusi; non conoscono la luce.
2417Il mattino è per essi come ombra di morte; appena lo scorgono provano i terrori del buio.
2418Voi dite: "L’empio è una festuca sulla faccia dell’acque; la sua parte sulla terra è maledetta; non prenderà più la via delle vigne.
2419Come la siccità e il calore assorbon le acque della neve, così il soggiorno de’ morti inghiottisce chi ha peccato.
2420Il seno che lo portò l’oblia; i vermi ne fanno il loro pasto delizioso, nessuno più lo ricorda.
2421L’iniquo sarà troncato come un albero: ei che divorava la sterile, priva di figli, e non faceva del bene alla vedova!"
2422Invece, Iddio con la sua forza prolunga i giorni dei prepotenti, i quali risorgono, quand’ormai disperavan della vita.
2423Dà loro sicurezza, fiducia, e i suoi occhi vegliano sul loro cammino.
2424Salgono in alto, poi scompaiono ad un tratto; cadono, son mietuti come gli altri mortali; son falciati come le spighe del grano maturo.
2425Se così non è, chi mi smentirà, chi annienterà il mio dire?"
251Allora Bildad di Suach rispose e disse:
252"A Dio appartiene il dominio e il terrore: egli fa regnare la pace ne’ suoi luoghi altissimi.
253Le sue legioni si posson forse contare? Su chi non si leva la sua luce?
254Come può dunque l’uomo esser giusto dinanzi a Dio? Come può esser puro il nato dalla donna?
255Ecco, la luna stessa manca di chiarore, e le stelle non son pure agli occhi di lui;
256quanto meno l’uomo, ch’è un verme, il figliuol d’uomo ch’è un vermicciuolo!"
261Allora Giobbe rispose e disse:
262"Come hai bene aiutato il debole! Come hai sorretto il braccio senza forza!
263Come hai ben consigliato chi è privo di sapienza! E che abbondanza di sapere tu gli hai comunicato!
264Ma a chi ti credi di aver parlato? E di chi è lo spirito che parla per mezzo tuo?
265Dinanzi a Dio tremano le ombre disotto alle acque ed ai loro abitanti.
266Dinanzi a lui il soggiorno dei morti è nudo, l’abisso è senza velo.
267Egli distende il settentrione sul vuoto, sospende la terra sul nulla.
268Rinchiude le acque nelle sue nubi, e le nubi non scoppiano per il peso.
269Nasconde l’aspetto del suo trono, vi distende sopra le sue nuvole.
2610Ha tracciato un cerchio sulla faccia dell’acque, là dove la luce confina colle tenebre.
2611Le colonne del cielo sono scosse, e tremano alla sua minaccia.
2612Con la sua forza egli solleva il mare, con la sua intelligenza ne abbatte l’orgoglio.
2613Al suo soffio il cielo torna sereno, la sua mano trafigge il drago fuggente.
2614Ecco, questi non son che gli estremi lembi dell’azione sua. Non ce ne giunge all’orecchio che un breve sussurro; Ma il tuono delle sue potenti opere chi lo può intendere?"
271Giobbe riprese il suo discorso e disse:
272"Come vive Iddio che mi nega giustizia, come vive l’Onnipotente che mi amareggia l’anima,
273finché avrò fiato e il soffio di Dio sarà nelle mie nari,
274le mie labbra, no, non diranno nulla d’ingiusto, e la mia lingua non proferirà falsità.
275Lungi da me l’idea di darvi ragione! Fino all’ultimo respiro non mi lascerò togliere la mia integrità.
276Ho preso a difendere la mia giustizia e non cederò; il cuore non mi rimprovera uno solo de’ miei giorni.
277Sia trattato da malvagio il mio nemico e da perverso chi si leva contro di me!
278Quale speranza rimane mai all’empio quando Iddio gli toglie, gli rapisce l’anima?
279Iddio presterà egli orecchio al grido di lui, quando gli verrà sopra la distretta?
2710Potrà egli prendere il suo diletto nell’Onnipotente? invocare Iddio in ogni tempo?
2711Io vi mostrerò il modo d’agire di Dio, non vi nasconderò i disegni dell’Onnipotente.
2712Ma queste cose voi tutti le avete osservate e perché dunque vi perdete in vani discorsi?
2713Ecco la parte che Dio riserba all’empio, l’eredità che l’uomo violento riceve dall’Onnipotente.
2714Se ha figli in gran numero son per la spada; la sua progenie non avrà pane da saziarsi.
2715I superstiti son sepolti dalla morte, e le vedove loro non li piangono.
2716Se accumula l’argento come polvere, se ammucchia vestiti come fango;
2717li ammucchia, sì, ma se ne vestirà il giusto, e l’argento l’avrà come sua parte l’innocente.
2718La casa ch’ei si edifica è come quella della tignuola, come il capanno che fa il guardiano della vigna.
2719Va a letto ricco, ma per l’ultima volta; apre gli occhi e non è più.
2720Terrori lo sorprendono come acque; nel cuor della notte lo rapisce un uragano.
2721Il vento d’oriente lo porta via, ed egli se ne va; lo spazza in un turbine dal luogo suo.
2722Iddio gli scaglia addosso i suoi dardi, senza pietà, per quanto egli tenti di scampare a’ suoi colpi.
2723La gente batte le mani quando cade, e fischia dietro a lui quando lascia il luogo dove stava.
281Ha una miniera l’argento, e l’oro un luogo dove lo si affina.
282Il ferro si cava dal suolo, e la pietra fusa dà il rame.
283L’uomo ha posto fine alle tenebre, egli esplora i più profondi recessi, per trovar le pietre che son nel buio, nell’ombra di morte.
284Scava un pozzo lontan dall’abitato; il piede più non serve a quei che vi lavorano; son sospesi, oscillano lungi dai mortali.
285Dalla terra esce il pane, ma, nelle sue viscere, è sconvolta come dal fuoco.
286Le sue rocce son la dimora dello zaffiro, e vi si trova della polvere d’oro.
287L’uccello di rapina non conosce il sentiero che vi mena, né l’ha mai scorto l’occhio del falco.
288Le fiere superbe non vi hanno messo piede, e il leone non v’è passato mai.
289L’uomo stende la mano sul granito, rovescia dalle radici le montagne.
2810Pratica trafori per entro le rocce, e l’occhio suo scorge quanto v’è di prezioso.
2811Infrena le acque perché non gemano, e le cose nascoste trae fuori alla luce.
2812Ma la Sapienza, dove trovarla? E dov’è il luogo della Intelligenza?
2813L’uomo non ne sa la via, non la si trova sulla terra de’ viventi.
2814L’abisso dice: "Non è in me"; il mare dice: "Non sta da me".
2815Non la si ottiene in cambio d’oro, né la si compra a peso d’argento.
2816Non la si acquista con l’oro di Ofir, con l’onice prezioso o con lo zaffiro.
2817L’oro ed il vetro non reggono al suo confronto, non la si dà in cambio di vasi d’oro fino.
2818Non si parli di corallo, di cristallo; la Sapienza val più delle perle.
2819Il topazio d’Etiopia non può starle a fronte, l’oro puro non ne bilancia il valore.
2820Donde vien dunque la Sapienza? E dov’è il luogo della Intelligenza?
2821Essa è nascosta agli occhi d’ogni vivente, è celata agli uccelli del cielo.
2822L’abisso e la morte dicono: "Ne abbiamo avuto qualche sentore".
2823Dio solo conosce la via che vi mena, egli solo sa il luogo dove dimora,
2824perché il suo sguardo giunge sino alle estremità della terra, perch’egli vede tutto quel ch’è sotto i cieli.
2825Quando regolò il peso del vento e fissò la misura dell’acque,
2826quando dette una legge alla pioggia e tracciò la strada al lampo dei tuoni,
2827allora la vide e la rivelò, la stabilì ed anche l’investigò.
2828E disse all’uomo: "Ecco: temere il Signore: questa è la Sapienza, e fuggire il male è l’Intelligenza"."
291Giobbe riprese il suo discorso e disse:
292"Oh foss’io come ne’ mesi d’una volta, come ne’ giorni in cui Dio mi proteggeva,
293quando la sua lampada mi risplendeva sul capo, e alla sua luce io camminavo nelle tenebre!
294Oh fossi com’ero a’ giorni della mia maturità, quando Iddio vegliava amico sulla mia tenda,
295quando l’Onnipotente stava ancora meco, e avevo i miei figliuoli d’intorno;
296quando mi lavavo i piedi nel latte e dalla roccia mi fluivano ruscelli d’olio!
297Allorché uscivo per andare alla porta della città e mi facevo preparare il seggio sulla piazza,
298i giovani, al vedermi, si ritiravano, i vecchi s’alzavano e rimanevano in piedi;
299i maggiorenti cessavan di parlare e si mettevan la mano sulla bocca;
2910la voce dei capi diventava muta, la lingua s’attaccava al loro palato.
2911L’orecchio che mi udiva, mi diceva beato; l’occhio che mi vedeva mi rendea testimonianza,
2912perché salvavo il misero che gridava aiuto, e l’orfano che non aveva chi lo soccorresse.
2913Scendea su me la benedizione di chi stava per perire, e facevo esultare il cuor della vedova.
2914La giustizia era il mio vestimento ed io il suo; la probità era come il mio mantello e il mio turbante.
2915Ero l’occhio del cieco, il piede dello zoppo;
2916ero il padre de’ poveri, e studiavo a fondo la causa dello sconosciuto.
2917Spezzavo la ganascia all’iniquo, e gli facevo lasciar la preda che avea fra i denti.
2918E dicevo: "Morrò nel mio nido, e moltiplicherò i miei giorni come la rena;
2919le mie radici si stenderanno verso l’acque, la rugiada passerà la notte sui miei rami;
2920la mia gloria sempre si rinnoverà, e l’arco rinverdirà nella mia mano".
2921Gli astanti m’ascoltavano pieni d’aspettazione, si tacevan per udire il mio parere.
2922Quand’avevo parlato, non replicavano; la mia parola scendeva su loro come una rugiada.
2923E m’aspettavan come s’aspetta la pioggia; aprivan larga la bocca come a un acquazzone di primavera.
2924Io sorridevo loro quand’erano sfiduciati; e non potevano oscurar la luce del mio volto.
2925Quando andavo da loro, mi sedevo come capo, ed ero come un re fra le sue schiere, come un consolatore in mezzo agli afflitti.
301E ora servo di zimbello a dei più giovani di me, i cui padri non mi sarei degnato di mettere fra i cani del mio gregge!
302E a che m’avrebbe servito la forza delle lor mani? Gente incapace a raggiungere l’età matura,
303smunta dalla miseria e dalla fame, ridotta a brucare il deserto, la terra da tempo nuda e desolata,
304strappando erba salsa presso ai cespugli, ed avendo per pane radici di ginestra.
305Sono scacciati di mezzo agli uomini, grida lor dietro la gente come dietro al ladro,
306abitano in burroni orrendi, nelle caverne della terra e fra le rocce;
307ragliano fra i cespugli, si sdraiano alla rinfusa sotto i rovi;
308gente da nulla, razza senza nome, cacciata via dal paese a bastonate.
309E ora io sono il tema delle loro canzoni, il soggetto dei loro discorsi.
3010Mi aborrono, mi fuggono, non si trattengono dallo sputarmi in faccia.
3011Non han più ritegno, m’umiliano, rompono ogni freno in mia presenza.
3012Questa genia si leva alla mia destra, m’incalzano, e si appianano le vie contro di me per distruggermi.
3013Hanno sovvertito il mio cammino, lavorano alla mia ruina, essi che nessuno vorrebbe soccorrere!
3014S’avanzano come per un’ampia breccia, si precipitano innanzi in mezzo alle ruine.
3015Terrori mi si rovesciano addosso; l’onor mio è portato via come dal vento, è passata come una nube la mia felicità.
3016E ora l’anima mia si strugge in me, m’hanno còlto i giorni dell’afflizione.
3017La notte mi trafigge, mi stacca l’ossa, e i dolori che mi rodono non hanno posa.
3018Per la gran violenza del mio male la mia veste si sforma, mi si serra addosso come la tunica.
3019Iddio m’ha gettato nel fango, e rassomiglio alla polvere e alla cenere.
3020Io grido a te, e tu non mi rispondi; ti sto dinanzi, e tu mi stai a considerare!
3021Ti sei mutato in nemico crudele verso di me; mi perseguiti con la potenza della tua mano.
3022Mi levi per aria, mi fai portar via dal vento, e mi annienti nella tempesta.
3023Giacché, lo so, tu mi meni alla morte, alla casa di convegno di tutti i viventi.
3024Ma chi sta per perire non protende la mano? e nell’angoscia sua non grida al soccorso?
3025Non piangevo io forse per chi era nell’avversità? l’anima mia non era ella angustiata per il povero?
3026Speravo il bene, ed è venuto il male; aspettavo la luce, ed è venuta l’oscurità!
3027Le mie viscere bollono e non hanno requie, son venuti per me giorni d’afflizione.
3028Me ne vo tutto annerito, ma non dal sole; mi levo in mezzo alla raunanza, e grido aiuto;
3029son diventato fratello degli sciacalli, compagno degli struzzi.
3030La mia pelle è nera, e cade a pezzi; le mie ossa son calcinate dall’arsura.
3031La mia cetra non dà più che accenti di lutto, e la mia zampogna voce di pianto.
311Io avevo stretto un patto con gli occhi miei; come dunque avrei fissati gli sguardi sopra una vergine?
312Che parte mi avrebbe assegnata Iddio dall’alto e quale eredità m’avrebbe data l’Onnipotente dai luoghi eccelsi?
313La sventura non è ella per il perverso e le sciagure per quelli che fanno il male?
314Iddio non vede egli le mie vie? non conta tutti i miei passi?
315Se ho camminato insieme alla menzogna, se il piede mio s’è affrettato dietro alla frode
316(Iddio mi pesi con bilancia giusta e riconoscerà la mia integrità)
317se i miei passi sono usciti dalla retta via, se il mio cuore è ito dietro ai miei occhi, se qualche sozzura mi s’è attaccata alle mani,
318ch’io semini e un altro mangi, e quel ch’è cresciuto nei miei campi sia sradicato!
319Se il mio cuore s’è lasciato sedurre per amor d’una donna, se ho spiato la porta del mio prossimo,
3110che mia moglie giri la macina ad un altro, e che altri abusino di lei!
3111Poiché quella è una scelleratezza, un misfatto punito dai giudici,
3112un fuoco che consuma fino a perdizione, e che avrebbe distrutto fin dalle radici ogni mia fortuna.
3113Se ho disconosciuto il diritto del mio servo e della mia serva, quand’eran meco in lite,
3114che farei quando Iddio si levasse per giudicarmi, e che risponderei quando mi esaminasse?
3115Chi fece me nel seno di mia madre non fece anche lui? non ci ha formati nel seno materno uno stesso Iddio?
3116Se ho rifiutato ai poveri quel che desideravano, se ho fatto languire gli occhi della vedova,
3117se ho mangiato da solo il mio pezzo di pane senza che l’orfano ne mangiasse la sua parte,
3118io che fin da giovane l’ho allevato come un padre, io che fin dal seno di mia madre sono stato guida alla vedova,
3119se ho visto uno perire per mancanza di vesti o il povero senza una coperta,
3120se non m’hanno benedetto i suoi fianchi, ed egli non s’è riscaldato colla lana dei miei agnelli,
3121se ho levato la mano contro l’orfano perché mi sapevo sostenuto alla porta…
3122che la mia spalla si stacchi dalla sua giuntura, il mio braccio si spezzi e cada!
3123E invero mi spaventava il castigo di Dio, ed ero trattenuto dalla maestà di lui.
3124Se ho riposto la mia fiducia nell’oro, se all’oro fino ho detto: "Tu sei la mia speranza",
3125se mi son rallegrato che le mie ricchezze fosser grandi e la mia mano avesse molto accumulato,
3126se, contemplando il sole che raggiava e la luna che procedeva lucente nel suo corso,
3127il mio cuore, in segreto, s’è lasciato sedurre e la mia bocca ha posato un bacio sulla mano
3128(misfatto anche questo punito dai giudici ché avrei difatti rinnegato l’Iddio ch’è di sopra),
3129se mi son rallegrato della sciagura del mio nemico ed ho esultato quando gli ha incolto sventura
3130(io, che non ho permesso alle mie labbra di peccare chiedendo la sua morte con imprecazione),
3131se la gente della mia tenda non ha detto: "Chi è che non si sia saziato della carne delle sue bestie?"
3132(lo straniero non passava la notte fuori; le mie porte erano aperte al viandante),
3133se, come fan gli uomini, ho coperto i miei falli celando nel petto la mia iniquità,
3134perché avevo paura della folla e dello sprezzo delle famiglie al punto da starmene queto e non uscir di casa…
3135Oh, avessi pure chi m’ascoltasse!… ecco qua la mia firma! l’Onnipotente mi risponda! Scriva l’avversario mio la sua querela,
3136ed io la porterò attaccata alla mia spalla, me la cingerò come un diadema!
3137Gli renderò conto di tutt’i miei passi, a lui m’appresserò come un principe!
3138Se la mia terra mi grida contro, se tutti i suoi solchi piangono,
3139se ne ho mangiato il frutto senza pagarla, se ho fatto sospirare chi la coltivava,
3140che invece di grano mi nascano spine, invece d’orzo mi crescano zizzanie!" Qui finiscono i discorsi di Giobbe.
321Quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe perché egli si credeva giusto.
322Allora l’ira di Elihu, figliuolo di Barakeel il Buzita, della tribù di Ram, s’accese:
323s’accese contro Giobbe, perché riteneva giusto sé stesso anziché Dio; s’accese anche contro i tre amici di lui perché non avean trovato che rispondere, sebbene condannassero Giobbe.
324Ora, siccome quelli erano più attempati di lui,
325Elihu aveva aspettato a parlare a Giobbe; ma quando vide che dalla bocca di quei tre uomini non usciva più risposta, s’accese d’ira.
326Ed Elihu, figliuolo di Barakeel il Buzita, rispose e disse: "Io son giovine d’età e voi siete vecchi; perciò mi son tenuto indietro e non ho ardito esporvi il mio pensiero.
327Dicevo: "Parleranno i giorni, e il gran numero degli anni insegnerà la sapienza".
328Ma, nell’uomo, quel che lo rende intelligente è lo spirito, è il soffio dell’Onnipotente.
329Non quelli di lunga età sono sapienti, né i vecchi son quelli che comprendono il giusto.
3210Perciò dico: "Ascoltatemi; vi esporrò anch’io il mio pensiero".
3211Ecco, ho aspettato i vostri discorsi, ho ascoltato i vostri argomenti, mentre andavate cercando altre parole.
3212V’ho seguito attentamente, ed ecco, nessun di voi ha convinto Giobbe, nessuno ha risposto alle sue parole.
3213Non avete dunque ragione di dire: "Abbiam trovato la sapienza! Dio soltanto lo farà cedere; non l’uomo!"
3214Egli non ha diretto i suoi discorsi contro a me, ed io non gli risponderò colle vostre parole.
3215Eccoli sconcertati! non rispondon più, non trovan più parole.
3216Ed ho aspettato che non parlassero più, che restassero e non rispondessero più.
3217Ma ora risponderò anch’io per mio conto, esporrò anch’io il mio pensiero!
3218Perché son pieno di parole, e lo spirito ch’è dentro di me mi stimola.
3219Ecco, il mio seno è come vin rinchiuso, è simile ad otri pieni di vin nuovo, che stanno per scoppiare.
3220Parlerò dunque e mi solleverò, aprirò le labbra e risponderò!
3221E lasciate ch’io parli senza riguardi personali, senza adulare alcuno;
3222poiché adulare io non so; se lo facessi, il mio Fattore tosto mi torrebbe di mezzo.
331Ma pure, ascolta, o Giobbe, il mio dire, porgi orecchio a tutte le mie parole!
332Ecco, apro la bocca, la lingua parla sotto il mio palato.
333Nelle mie parole è la rettitudine del mio cuore; e le mie labbra diran sinceramente quello che so.
334Lo spirito di Dio mi ha creato, e il soffio dell’Onnipotente mi dà la vita.
335Se puoi, rispondimi; prepara le tue ragioni, fatti avanti!
336Ecco, io sono uguale a te davanti a Dio; anch’io, fui tratto dall’argilla.
337Spavento di me non potrà quindi sgomentarti, e il peso della mia autorità non ti potrà schiacciare.
338Davanti a me tu dunque hai detto (e ho bene udito il suono delle tue parole):
339"Io sono puro, senza peccato; sono innocente, non c’è iniquità in me;
3310ma Dio trova contro me degli appigli ostili, mi tiene per suo nemico;
3311mi mette i piedi nei ceppi, spia tutti i miei movimenti".
3312E io ti rispondo: In questo non hai ragione; giacché Dio è più grande dell’uomo.
3313Perché contendi con lui? poich’egli non rende conto d’alcuno dei suoi atti.
3314Iddio parla, bensì, una volta ed anche due, ma l’uomo non ci bada;
3315parla per via di sogni, di visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali, quando sui loro letti essi giacciono assopiti;
3316allora egli apre i loro orecchi e dà loro in segreto degli ammonimenti,
3317per distoglier l’uomo dal suo modo d’agire e tener lungi da lui la superbia;
3318per salvargli l’anima dalla fossa, la vita dal dardo mortale.
3319L’uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore, dall’agitazione incessante delle sue ossa;
3320quand’egli ha in avversione il pane, e l’anima sua schifa i cibi più squisiti;
3321la carne gli si consuma, e sparisce, mentre le ossa, prima invisibili, gli escon fuori,
3322l’anima sua si avvicina alla fossa, e la sua vita a quelli che dànno la morte.
3323Ma se, presso a lui, v’è un angelo, un interprete, uno solo fra i mille, che mostri all’uomo il suo dovere,
3324Iddio ha pietà di lui e dice: "Risparmialo, che non scenda nella fossa! Ho trovato il suo riscatto".
3325Allora la sua carne divien fresca più di quella d’un bimbo; egli torna ai giorni della sua giovinezza;
3326implora Dio, e Dio gli è propizio; gli dà di contemplare il suo volto con giubilo, e lo considera di nuovo come giusto.
3327Ed egli va cantando fra la gente e dice: "Avevo peccato, pervertito la giustizia, e non sono stato punito come meritavo.
3328Iddio ha riscattato l’anima mia, onde non scendesse nella fossa e la mia vita si schiude alla luce!"
3329Ecco, tutto questo Iddio lo fa due, tre volte, all’uomo,
3330per ritrarre l’anima di lui dalla fossa, perché su di lei splenda la luce della vita.
3331Sta’ attento, Giobbe, dammi ascolto; taci, ed io parlerò.
3332Se hai qualcosa da dire, rispondimi, parla, ché io vorrei poterti dar ragione.
3333Se no, tu dammi ascolto, taci, e t’insegnerò la saviezza".
341Elihu riprese a parlare e disse:
342"O voi savi, ascoltate le mie parole! Voi che siete intelligenti, prestatemi orecchio!
343Poiché l’orecchio giudica dei discorsi, come il palato assapora le vivande.
344Scegliamo quello ch’è giusto, riconosciamo fra noi quello ch’è buono.
345Giobbe ha detto: "Sono giusto, ma Dio mi nega giustizia;
346ho ragione, e passo da bugiardo; la mia ferita è incurabile, e sono senza peccato".
347Dov’è l’uomo che al par di Giobbe tracanni gli empi scherni come l’acqua,
348cammini in compagnia de’ malfattori, e vada assieme con gli scellerati?
349Poiché ha detto: "Non giova nulla all’uomo l’avere il suo diletto in Dio".
3410Ascoltatemi dunque, o uomini di senno! Lungi da Dio il male, lungi dall’Onnipotente l’iniquità!
3411Poich’egli rende all’uomo secondo le sue opere, e fa trovare a ognuno il salario della sua condotta.
3412No, di certo Iddio non commette ingiustizie! l’Onnipotente non perverte il diritto.
3413Chi gli ha dato il governo della terra? Chi ha affidato l’universo alla sua cura?
3414S’ei non ponesse mente che a sé stesso, se ritirasse a sé il suo spirito e il suo soffio,
3415ogni carne perirebbe d’un tratto, l’uomo ritornerebbe in polvere.
3416Se tu se’ intelligente, ascolta questo, porgi orecchio alla voce delle mie parole.
3417Uno che odiasse la giustizia potrebbe governare? E osi tu condannare il Giusto, il Potente,
3418che chiama i re "uomini da nulla" e i principi: "scellerati"?
3419che non porta rispetto all’apparenza de’ grandi, che non considera il ricco più del povero, perché son tutti opera delle sue mani?
3420In un attimo, essi muoiono; nel cuor della notte, la gente del popolo è scossa e scompare, i potenti son portati via, senza man d’uomo.
3421Perché Iddio tien gli occhi aperti sulle vie de’ mortali, e vede tutti i lor passi.
3422Non vi son tenebre, non v’è ombra di morte, ove possa nascondersi chi opera iniquamente.
3423Dio non ha bisogno d’osservare a lungo un uomo per trarlo davanti a lui in giudizio.
3424Egli fiacca i potenti, senza inchiesta; e ne stabilisce altri al loro posto;
3425poich’egli conosce le loro azioni; li abbatte nella notte, e son fiaccati;
3426li colpisce come dei malvagi, in presenza di tutti,
3427perché si sono sviati da lui e non hanno posto mente ad alcuna delle sue vie;
3428han fatto salire a lui il gemito del povero, ed egli ha dato ascolto al gemito degli infelici.
3429Quando Iddio dà requie chi lo condannerà? Chi potrà contemplarlo quando nasconde il suo volto a una nazione ovvero a un individuo,
3430per impedire all’empio di regnare, per allontanar dal popolo le insidie?
3431Quell’empio ha egli detto a Dio: "Io porto la mia pena, non farò più il male,
3432mostrami tu quel che non so vedere; se ho agito perversamente, non lo farò più"?
3433Dovrà forse Iddio render la giustizia a modo tuo, che tu lo critichi? Ti dirà forse: "Scegli tu, non io, quello che sai, dillo"?
3434La gente assennata e ogni uomo savio che m’ascolta, mi diranno:
3435"Giobbe parla senza giudizio, le sue parole sono senza intendimento".
3436Ebbene, sia Giobbe provato sino alla fine! poiché le sue risposte son quelle degli iniqui,
3437poiché aggiunge al peccato suo la ribellione, batte le mani in mezzo a noi, e moltiplica le sue parole contro Dio".
351Poi Elihu riprese il discorso e disse:
352"Credi tu d’aver ragione quando dici: "Dio non si cura della mia giustizia"?
353Infatti hai detto: "Che mi giova? che guadagno io di più a non peccare?"
354Io ti darò la risposta: a te ed agli amici tuoi.
355Considera i cieli, e vedi! guarda le nuvole, come sono più in alto di te!
356Se pecchi, che torto gli fai? Se moltiplichi i tuoi misfatti, che danno gli rechi?
357Se sei giusto, che gli dài? Che ricev’egli dalla tua mano?
358La tua malvagità non nuoce che al tuo simile, e la tua giustizia non giova che ai figli degli uomini.
359Si grida per le molte oppressioni, si levano lamenti per la violenza dei grandi;
3510ma nessuno dice: "Dov’è Dio, il mio creatore, che nella notte concede canti di gioia,
3511che ci fa più intelligenti delle bestie de’ campi e più savi degli uccelli del cielo?"
3512Si grida, sì, ma egli non risponde, a motivo della superbia dei malvagi.
3513Certo, Dio non dà ascolto a lamenti vani; l’Onnipotente non ne fa nessun caso.
3514E tu, quando dici che non lo scorgi, la causa tua gli sta dinanzi; sappilo aspettare!
3515Ma ora, perché la sua ira non punisce, perch’egli non prende rigorosa conoscenza delle trasgressioni,
3516Giobbe apre vanamente le labbra e accumula parole senza conoscimento".
361Poi Elihu seguitando disse:
362"Aspetta un po’, io t’istruirò; perché c’è da dire ancora a pro di Dio.
363Io trarrò la mia scienza da lontano e renderò giustizia a colui che m’ha fatto.
364Per certo, le mie parole non son bugiarde; ti sta dinanzi un uomo dotato di perfetta scienza.
365Ecco, Iddio è potente, ma non disdegna nessuno; è potente per la forza dell’intelletto suo.
366Ei non lascia viver l’empio, e fa ragione ai miseri.
367Non storna lo sguardo suo dai giusti, ma li pone coi re sul trono, ve li fa sedere per sempre, e così li esalta
368Se gli uomini son talora stretti da catene se son presi nei legami dell’afflizione,
369Dio fa lor conoscere la lor condotta, le loro trasgressioni, giacché si sono insuperbiti;
3610egli apre così i loro orecchi a’ suoi ammonimenti, e li esorta ad abbandonare il male.
3611Se l’ascoltano, se si sottomettono, finiscono i loro giorni nel benessere, e gli anni loro nella gioia;
3612ma, se non l’ascoltano, periscon trafitti da’ suoi dardi, muoiono per mancanza d’intendimento.
3613Gli empi di cuore s’abbandonano alla collera, non implorano Iddio quand’ei gl’incatena;
3614così muoiono nel fior degli anni, e la lor vita finisce come quella dei dissoluti;
3615ma Dio libera l’afflitto mediante l’afflizione, e gli apre gli orecchi mediante la sventura.
3616Te pure ei vuol trarre dalle fauci della distretta, al largo, dove non è più angustia, e coprir la tua mensa tranquilla di cibi succulenti.
3617Ma, se giudichi le vie di Dio come fan gli empi, il giudizio e la sentenza di lui ti piomberanno addosso.
3618Bada che la collera non ti trasporti alla bestemmia, e la grandezza del riscatto non t’induca a fuorviare!
3619Farebbe egli caso delle tue ricchezze? Non han valore per lui, né l’oro, né tutta la possanza dell’opulenza.
3620Non anelare a quella notte che porta via i popoli dal luogo loro.
3621Guardati bene dal volgerti all’iniquità, tu che sembri preferirla all’afflizione.
3622Vedi, Iddio è eccelso nella sua potenza; chi può insegnare come lui?
3623Chi gli prescrive la via da seguire? Chi osa dirgli: "Tu hai fatto male?"
3624Pensa piuttosto a magnificar le sue opere; gli uomini le celebrano nei loro canti,
3625tutti le ammirano, il mortale le contempla da lungi.
3626Sì, Iddio è grande e noi non lo possiam conoscere; incalcolabile è il numero degli anni suoi.
3627Egli attrae a sé le gocciole dell’acqua; dai vapori ch’egli ha formato stilla la pioggia.
3628Le nubi la spandono, la rovesciano sulla folla de’ mortali.
3629E chi può capire lo spiegamento delle nubi, i fragori che scoppiano nel suo padiglione?
3630Ecco, ora egli spiega intorno a sé la sua luce, or prende per coperta le profondità del mare.
3631Per tal modo punisce i popoli, e dà loro del cibo in abbondanza.
3632S’empie di fulmini le mani, e li lancia contro gli avversari.
3633Il rombo del tuono annunzia ch’ei viene, gli animali lo presenton vicino.
371A tale spettacolo il cuor mi trema e balza fuor del suo luogo.
372Udite, udite il fragore della sua voce, il rombo che esce dalla sua bocca!
373Egli lo lancia sotto tutti i cieli e il suo lampo guizza fino ai lembi della terra.
374Dopo il lampo, una voce rugge; egli tuona con la sua voce maestosa; e quando s’ode la voce, il fulmine non e già più nella sua mano.
375Iddio tuona con la sua voce maravigliosamente; grandi cose egli fa che noi non intendiamo.
376Dice alla neve: "Cadi sulla terra!" lo dice al nembo della pioggia, al nembo delle piogge torrenziali.
377Rende inerte ogni mano d’uomo, onde tutti i mortali, che son opera sua, imparino a conoscerlo.
378Le bestie selvagge vanno nel covo, e stan ritirate entro le tane.
379Dai recessi del sud viene l’uragano, dagli aquiloni il freddo.
3710Al soffio di Dio si forma il ghiaccio e si contrae la distesa dell’acque.
3711Egli carica pure le nubi d’umidità, disperde lontano le nuvole che portano i suoi lampi
3712ed esse, da lui guidate, vanno vagando nei lor giri per eseguir quanto ei loro comanda sopra la faccia di tutta la terra;
3713e le manda o come flagello, o come beneficio alla sua terra, o come prova della sua bontà.
3714Porgi l’orecchio a questo, o Giobbe; fermati, e considera le maraviglie di Dio!
3715Sai tu come Iddio le diriga e faccia guizzare il lampo dalle sue nubi?
3716Conosci tu l’equilibrio delle nuvole, le maraviglie di colui la cui scienza è perfetta?
3717Sai tu come mai gli abiti tuoi sono caldi quando la terra s’assopisce sotto il soffio dello scirocco?
3718Puoi tu, come lui, distendere i cieli e farli solidi come uno specchio di metallo?
3719Insegnaci tu che dirgli!… Nelle tenebre nostre, noi non abbiam parole.
3720Gli si annunzierà forse ch’io voglio parlare? Ma chi mai può bramare d’essere inghiottito?
3721Nessuno può fissare il sole che sfolgora ne’ cieli quando v’è passato il vento a renderli tersi.
3722Dal settentrione viene l’oro; ma Dio è circondato da una maestà terribile;
3723l’Onnipotente noi non lo possiam scoprire. Egli è grande in forza, in equità, in perfetta giustizia; egli non opprime alcuno.
3724Perciò gli uomini lo temono; ei non degna d’uno sguardo chi si presume savio".
381Allora l’Eterno rispose a Giobbe dal seno della tempesta, e disse:
382"Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno?
383Orsù, cingiti i lombi come un prode; io ti farò delle domande e tu insegnami!
384Dov’eri tu quand’io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza.
385Chi ne fissò le dimensioni? giacché tu il sai! chi tirò sovr’essa la corda da misurare?
386Su che furon poggiate le sue fondamenta, o chi ne pose la pietra angolare
387quando le stelle del mattino cantavan tutte assieme e tutti i figli di Dio davan in gridi di giubilo?
388Chi chiuse con porte il mare balzante fuor dal seno materno,
389quando gli detti le nubi per vestimento e per fasce l’oscurità,
3810quando gli tracciai de’ confini, gli misi sbarre e porte,
3811e dissi: "Fin qui tu verrai, e non oltre; qui si fermerà l’orgoglio de’ tuoi flutti?"
3812Hai tu mai, in vita tua, comandato al mattino? o insegnato il suo luogo all’aurora,
3813perch’ella afferri i lembi della terra, e ne scuota via i malvagi?
3814La terra si trasfigura come creta sotto il sigillo, e appar come vestita d’un ricco manto;
3815i malfattori sono privati della luce loro, e il braccio, alzato già, è spezzato.
3816Sei tu penetrato fino alle sorgenti del mare? hai tu passeggiato in fondo all’abisso?
3817Le porte della morte ti son esse state scoperte? Hai tu veduto le porte dell’ombra di morte?
3818Hai tu abbracciato collo sguardo l’ampiezza della terra? Parla, se la conosci tutta!
3819Dov’è la via che guida al soggiorno della luce? E la tenebra dov’è la sua dimora?
3820Le puoi tu menare verso i loro domini, e sai tu bene i sentieri per ricondurle a casa?
3821Lo sai di sicuro! ché tu eri, allora, già nato, e il numero de’ tuoi giorni è grande!…
3822Sei tu entrato ne’ depositi della neve? Li hai visti i depositi della grandine
3823ch’io tengo in serbo per i tempi della distretta, pel giorno della battaglia e della guerra?
3824Per quali vie si diffonde la luce e si sparge il vento orientale sulla terra?
3825Chi ha aperto i canali all’acquazzone e segnato la via al lampo dei tuoni,
3826perché la pioggia cada sulla terra inabitata, sul deserto ove non sta alcun uomo,
3827e disseti le solitudini desolate, sì che vi germogli e cresca l’erba?
3828Ha forse la pioggia un padre? o chi genera le gocce della rugiada?
3829Dal seno di chi esce il ghiaccio, e la brina del cielo chi la dà alla luce?
3830Le acque, divenute come pietra, si nascondono, e la superficie dell’abisso si congela.
3831Sei tu che stringi i legami delle Pleiadi, o potresti tu scioglier le catene d’Orione?
3832Sei tu che, al suo tempo, fai apparire le costellazioni e guidi la grand’Orsa insieme a’ suoi piccini?
3833Conosci tu le leggi del cielo? e regoli tu il dominio di esso sulla terra?
3834Puoi tu levar la voce fino alle nubi, e far che abbondanza di pioggia ti ricopra?
3835I fulmini parton forse al tuo comando? Ti dicono essi: "Eccoci qua"?
3836Chi ha messo negli strati delle nubi sapienza, o chi ha dato intelletto alla meteora?
3837Chi conta con sapienza le nubi? e gli otri del cielo chi li versa
3838allorché la polvere stemperata diventa come una massa in fusione e le zolle de’ campi si saldan fra loro?
3839Sei tu che cacci la preda per la leonessa, che sazi la fame de’ leoncelli
3840quando si appiattano nelle tane e si mettono in agguato nella macchia?
3841Chi provvede il pasto al corvo quando i suoi piccini gridano a Dio e vanno errando senza cibo?
391Sai tu quando le capre selvagge delle rocce figliano? Hai tu osservato quando le cerve partoriscono?
392Conti tu i mesi della lor pregnanza e sai tu il momento in cui debbono sgravarsi?
393S’accosciano, fanno i lor piccini, e son tosto liberate dalle loro doglie;
394i lor piccini si fanno forti, crescono all’aperto, se ne vanno, e non tornan più alle madri.
395Chi manda libero l’onàgro, e chi scioglie i legami all’asino salvatico,
396al quale ho dato per dimora il deserto, e la terra salata per abitazione?
397Egli si beffa del frastuono della città, e non ode grida di padrone.
398Batte le montagne della sua pastura, e va in traccia d’ogni filo di verde.
399Il bufalo vorrà egli servirti o passar la notte presso alla tua mangiatoia?
3910Legherai tu il bufalo con una corda perché faccia il solco? erpicherà egli le valli dietro a te?
3911Ti fiderai di lui perché la sua forza è grande? Lascerai a lui il tuo lavoro?
3912Conterai su lui perché ti porti a casa la raccolta e ti ammonti il grano sull’aia?
3913Lo struzzo batte allegramente l’ali; ma le penne e le piume di lui son esse pietose?
3914No, poich’egli abbandona sulla terra le proprie uova e le lascia scaldar sopra la sabbia.
3915Egli dimentica che un piede le potrà schiacciare, e che le bestie dei campi le potran calpestare.
3916Tratta duramente i suoi piccini, quasi non fosser suoi; la sua fatica sarà vana, ma ciò non lo turba,
3917ché Iddio l’ha privato di sapienza, e non gli ha impartito intelligenza.
3918Ma quando si leva e piglia lo slancio, si beffa del cavallo e di chi lo cavalca.
3919Sei tu che dài al cavallo il coraggio? che gli vesti il collo d’una fremente criniera?
3920Sei tu che lo fai saltar come la locusta? Il fiero suo nitrito incute spavento.
3921Raspa la terra nella valle ed esulta della sua forza; si slancia incontro alle armi.
3922Della paura si ride, non trema, non indietreggia davanti alla spada.
3923Gli risuona addosso il turcasso, la folgorante lancia e il dardo.
3924Con fremente furia divora la terra. Non sta più fermo quando suona la tromba.
3925Com’ode lo squillo, dice: Aha! e fiuta da lontano la battaglia, la voce tonante dei capi, e il grido di guerra.
3926E’ l’intelligenza tua che allo sparviere fa spiccare il volo e spiegar l’ali verso mezzogiorno?
3927E’ forse al tuo comando che l’aquila si leva in alto e fa il suo nido nei luoghi elevati?
3928Abita nelle rocce e vi pernotta; sta sulla punta delle rupi, sulle vette scoscese;
3929di là spia la preda, e i suoi occhi miran lontano.
3930I suoi piccini s’abbeveran di sangue, e dove son de’ corpi morti, ivi ella si trova".
401L’Eterno continuò a rispondere a Giobbe e disse:
402"Il censore dell’Onnipotente vuole ancora contendere con lui? Colui che censura Iddio ha egli una risposta a tutto questo?"
403Allora Giobbe rispose all’Eterno e disse:
404"Ecco, io son troppo meschino; che ti risponderei? Io mi metto la mano sulla bocca.
405Ho parlato una volta, ma non riprenderò la parola, due volte… ma non lo farò più".
406L’Eterno allora rispose a Giobbe dal seno della tempesta, e disse:
407"Orsù, cingiti i lombi come un prode; ti farò delle domande e tu insegnami!
408Vuoi tu proprio annullare il mio giudizio? condannar me per giustificar te stesso?
409Hai tu un braccio pari a quello di Dio? o una voce che tuoni come la sua?
4010Su via, adornati di maestà, di grandezza, rivestiti di splendore, di magnificenza!
4011Da’ libero corso ai furori dell’ira tua; mira tutti i superbi e abbassali!
4012Mira tutti i superbi e umiliali! e schiaccia gli empi dovunque stanno!
4013Seppelliscili tutti assieme nella polvere, copri di bende la lor faccia nel buio della tomba!
4014Allora, anch’io ti loderò, perché la tua destra t’avrà dato la vittoria.
4015Guarda l’ippopotamo che ho fatto al par di te; esso mangia l’erba come il bove.
4016Ecco la sua forza è nei suoi lombi, e il vigor suo nei muscoli del ventre.
4017Stende rigida come un cedro la coda; i nervi delle sue cosce sono intrecciati insieme.
4018Le sue ossa sono tubi di rame; le sue membra, sbarre di ferro.
4019Esso è il capolavoro di Dio; colui che lo fece l’ha fornito di falce,
4020perché i monti gli producon la pastura; e là tutte le bestie de’ campi gli scherzano intorno.
4021Si giace sotto i loti, nel folto de’ canneti, in mezzo alle paludi.
4022I loti lo copron dell’ombra loro, i salci del torrente lo circondano.
4023Straripi pure il fiume, ei non trema; rimane calmo, anche se avesse un Giordano alla gola.
4024Potrebbe alcuno impadronirsene assalendolo di fronte? o prenderlo colle reti per forargli il naso?
411(H40-25) Prenderai tu il coccodrillo all’amo? Gli assicurerai la lingua colla corda?
412(H40-26) Gli passerai un giunco per le narici? Gli forerai le mascelle con l’uncino?
413(H40-27) Ti rivolgerà egli molte supplicazioni? Ti dirà egli delle parole dolci?
414(H40-28) Farà egli teco un patto perché tu lo prenda per sempre al tuo servizio?
415(H40-29) Scherzerai tu con lui come fosse un uccello? L’attaccherai a un filo per divertir le tue ragazze?
416(H40-30) Ne trafficheranno forse i pescatori? Lo spartiranno essi fra i negozianti?
417(H40-31) Gli coprirai tu la pelle di dardi e la testa di ramponi?
418(H40-32) Mettigli un po’ le mani addosso!… Ti ricorderai del combattimento e non ci tornerai!
419(H41-1) Ecco, fallace è la speranza di chi l’assale; basta scorgerlo e s’è atterrati.
4110(H41-2) Nessuno è tanto ardito da provocarlo. E chi dunque oserà starmi a fronte?
4111(H41-3) Chi mi ha anticipato alcun che perch’io glielo debba rendere? Sotto tutti i cieli, ogni cosa è mia.
4112(H41-4) E non vo’ tacer delle sue membra, della sua gran forza, della bellezza della sua armatura.
4113(H41-5) Chi l’ha mai spogliato della sua corazza? Chi è penetrato fra la doppia fila de’ suoi denti?
4114(H41-6) Chi gli ha aperti i due battenti della gola? Intorno alla chiostra de’ suoi denti sta il terrore.
4115(H41-7) Superbe son le file de’ suoi scudi, strettamente uniti come da un sigillo.
4116(H41-8) Uno tocca l’altro, e tra loro non passa l’aria.
4117(H41-9) Sono saldati assieme, si tengono stretti, sono inseparabili.
4118(H41-10) I suoi starnuti dànno sprazzi di luce; i suoi occhi son come le palpebre dell’aurora.
4119(H41-11) Dalla sua bocca partono vampe, ne scappan fuori scintille di fuoco.
4120(H41-12) Dalle sue narici esce un fumo, come da una pignatta che bolla o da una caldaia.
4121(H41-13) L’alito suo accende i carboni, e una fiamma gli erompe dalla gola.
4122(H41-14) Nel suo collo risiede la forza, dinanzi a lui salta il terrore.
4123(H41-15) Compatte sono in lui le parti flosce della carne, gli stanno salde addosso, non si muovono.
4124(H41-16) Il suo cuore è duro come il sasso, duro come la macina di sotto.
4125(H41-17) Quando si rizza, tremano i più forti, e dalla paura son fuori di sé.
4126(H41-18) Invano lo si attacca con la spada; a nulla valgon lancia, giavellotto, corazza.
4127(H41-19) Il ferro è per lui come paglia; il rame, come legno tarlato.
4128(H41-20) La figlia dell’arco non lo mette in fuga; le pietre della fionda si mutano per lui in stoppia.
4129(H41-21) Stoppia gli par la mazza e si ride del fremer della lancia.
4130(H41-22) Il suo ventre è armato di punte acute, e lascia come tracce d’erpice sul fango.
4131(H41-23) Fa bollire l’abisso come una caldaia, del mare fa come un gran vaso da profumi.
4132(H41-24) Si lascia dietro una scia di luce; l’abisso par coperto di bianca chioma.
4133(H41-25) Non v’è sulla terra chi lo domi; è stato fatto per non aver paura.
4134(H41-26) Guarda in faccia tutto ciò ch’è eccelso, è re su tutte le belve più superbe".
421Allora Giobbe rispose all’Eterno e disse:
422"Io riconosco che tu puoi tutto, e che nulla può impedirti d’eseguire un tuo disegno.
423Chi è colui che senza intendimento offusca il tuo disegno?… Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; son cose per me troppo maravigliose ed io non le conosco.
424Deh, ascoltami, io parlerò; io ti farò delle domande e tu insegnami!
425Il mio orecchio avea sentito parlar di te ma ora l’occhio mio t’ha veduto.
426Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere".
427Dopo che ebbe rivolto questi discorsi a Giobbe, l’Eterno disse a Elifaz di Teman: "L’ira mia è accesa contro te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe.
428Ora dunque prendetevi sette tori e sette montoni, venite a trovare il mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi stessi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi; ed io avrò riguardo a lui per non punir la vostra follia; poiché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe".
429Elifaz di Teman e Bildad di Suach e Tsofar di Naama se ne andarono e fecero come l’Eterno aveva loro ordinato; e l’Eterno ebbe riguardo a Giobbe.
4210E quando Giobbe ebbe pregato per i suoi amici, l’Eterno lo ristabilì nella condizione di prima e gli rese il doppio di tutto quello che già gli era appartenuto.
4211Tutti i suoi fratelli, tutte le sue sorelle e tutte le sue conoscenze di prima vennero a trovarlo, mangiarono con lui in casa sua, gli fecero le loro condoglianze e lo consolarono di tutti i mali che l’Eterno gli avea fatto cadere addosso; e ognuno d’essi gli dette un pezzo d’argento e un anello d’oro.
4212E l’Eterno benedì gli ultimi anni di Giobbe più de’ primi; ed ei s’ebbe quattordicimila pecore, seimila cammelli, mille paia di bovi e mille asine.
4213E s’ebbe pure sette figliuoli e tre figliuole;
4214e chiamò la prima, Colomba; la seconda, Cassia; la terza, Cornustibia.
4215E in tutto il paese non c’eran donne così belle come le figliuole di Giobbe; e il padre assegnò loro una eredità tra i loro fratelli.
4216Giobbe, dopo questo, visse centoquarant’anni, e vide i suoi figliuoli e i figliuoli dei suoi figliuoli, fino alla quarta generazione.
4217Poi Giobbe morì vecchio e sazio di giorni.